Stress test: castelli di carte per le banche tedesche? Per il FT non hanno detto la verità
Gli esami, si sa, non finiscono mai. E anche la pubblicazione degli stress rischia di non essere abbastanza per il mercato. L’entusiasmo iniziale per l’esito migliore del previsto ha lasciato il posto allo scetticismo sulla loro effettiva valenza. Le simulazioni sul patrimonio di base tra 91 grandi banche europee di fronte a choc su rischi di credito e di mercato, compresi rischi sovrani, hanno visto bocciate solo sette banche europee: cinque spagnole, una tedesca e una greca. Tutte le cinque italiane hanno invece superato il test.
Eppure dopo una prima lettura il verdetto degli addetti ai lavori sull’intera analisi è una sola: la metodologia utilizzata è stata troppo blanda. E rispuntano i dubbi. Mentre i risultati specifici non hanno riservato grandi sorprese, fatta salva forse una situazione marginalmente più fragile del previsto emersa tra le banche spagnole, rispetto alle greche, stamattina c’è chi ha iniziato a scommettere che l’attenzione possa spostarsi su quelle istituzioni che hanno superato con uno scarto ridotto il test: sono 17 le banche che hanno registrato un Tier 1 post-stress fra il 6% ed il 7%, fra cui anche le italiane Mps e Ubi Banca.
Lo scopo primario di pubblicare gli stress test era quello di dare trasparenza alla situazione degli istituti europei, puntando a dare fiducia agli operatori. Eppure il meccanismo sembra essersi inceppato, se anche l’austera Germania vede ammaccato il suo aplomb di nazione ligia alle regole. Secondo quanto ricostruito dal Financial Times sarebbero almeno sei le banche tedesche, fra le 14 che sono state coinvolte nei crush test, ad essersi viste puntare il dito dai regolatori europei.
Gli istituti al di là del Reno si sarebbero macchiati di non aver pubblicato l’esposizione in debiti sovrani, come invece previsto. E in questa tempesta mediatica sarebbero saltati fuori nomi grossi come Postbank, Hypo real estate e altri istituti specializzati nel ramo mutui Dz e Wgz e Landesbank Berlin. Secondo gli analisti, il mancato rispetto delle regole potrebbe significare che le banche abbiano qualcosa da nascondere e compromettere la credibilità complessiva dell’impianto degli stress test.
La Germania non è comunque un caso isolato. Settimana scorsa erano, infati, finite sulla graticola le cajas, ossia le casse di risparmio spagnole. Madrid, dopo Atene, resta il paese più sotto osservazione dagli investitori a causa della bolla immobiliare finanziata da banche ora piene di crediti inesigibili. La società di ricerca indipendente, CreditSights, aveva lanciato l’allarme: i piccoli istituti di credito iberici devono preoccupare: potrebbero nascondere nuove perdite sui mutui residenziali.
Per fornire una misura dei bad loans in mano alle cajas, in uno studio questi esperti avevo preso in considerazione una serie di parametri relativi a tali crediti, traendo la conclusione che su questo genere di strumenti finanziari la qualità del debito delle casse di risparmio fosse ben peggiore rispetto a quella delle banche commerciali di medio-grandi dimensioni. In particolare secondo gli autori dell’analisi attraverso una serie di giochi contabili le casse avrebbero ridotto artificialmente il livello dei prestiti tossici, al prezzo però di rendere tali asset decisamente più pericolosi.