Notizie Notizie Mondo Stiglitz: politiche di austerità sono fallimentari, non ristrutturare il debito greco sarebbe immorale

Stiglitz: politiche di austerità sono fallimentari, non ristrutturare il debito greco sarebbe immorale

3 Febbraio 2015 18:27

“L’austerità ha sempre fallito, dalle prime applicazioni sotto il presidente statunitense Herbert Hoover, che trasformò il crollo dei mercati azionari in Grande Depressione, ai programmi che il Fondo monetario negli ultimi decenni ha imposto ai Paesi asiatici e all’America Latina”. Queste le parole contenute in un articolo dell’economista statunitense Joseph Stiglitz pubblicato da Project Syndicate, l’organizzazione no-profit che raggruppa oltre 500 testate giornalistiche di 154 Paesi e che può vantare oltre 300 milioni di lettori.

Nonostante gli economisti keynesiani all’inizio della crisi abbiano predetto che le politiche di austerità imposte alla Grecia e agli altri Paesi avrebbero soffocato la crescita, fatto aumentare la disoccupazione e mancato l’obiettivo di ridurre il rapporto debito/Pil, “c’è chi -nella Commissione europea, nella Banca centrale europea e in qualche università- ha parlato di ‘expansionary contractions’ (contrazioni della spesa che generano espansione economica, ndr)”. Persino il Fondo monetario, rileva Stiglitz (già Senior Vice President e Chief Economist della Banca Mondiale) “ha rilevato che questo tipo di contrazioni, come i tagli alla spesa pubblica, generano solo questo, contrazioni”.

In Grecia, secondo le statistiche contenute nell’articolo, la drastica riduzione della spesa pubblica ha avuto effetti devastanti: tasso di disoccupazione al 25%, calo del Pil del 22% dal 2009, aumento del 35% del rapporto debito/Pil. “Ora, con l’eclatante vittoria elettorale di Syriza, il partito anti-austerità, gli elettori greci hanno fatto sapere di averne abbastanza”.

Al momento più che le riforme strutturali in Grecia e Spagna a servire, rileva l’autore de “La globalizzazione e i suoi oppositori”, “è una riforma strutturale dell’architettura europea e un ripensamento di politiche che hanno prodotto eclatanti performance negative”. “Atene è lì a ricordarci ancora una volta quanta necessità ci sia di un contesto di ristrutturazione del debito”. L’eccessiva mole di debito è alla base non solo della crisi del 2008, ma anche di quella asiatica degli anni ’90 e latino-americana degli anni ’80 e “continua a far soffrire gli Stati Uniti, dove milioni di persone hanno perso casa, e minaccia milioni di persone in Polonia e in altri Paesi che hanno contratto debiti in franchi svizzeri”.

“Settant’anni fa, alla fine della seconda Guerra mondiale, gli alleati hanno dato un’opportunità alla Germania per ripartire” poiché compresero che l’ascesa di Hitler “più che all’inflazione era legata alla disoccupazione generata dal debito imposto alla Germania alla fine della prima guerra mondiale“. C’è qualcuno sano di mente, si domanda Stiglitz, che pensa che un Paese avrebbe passato quello che è toccato alla Grecia solo per ottenere uno sconto sul debito?

“Se c’è stato azzardo morale, è riscontrabile dalla parte dei creditori -in special modo quelli del settore privato- che sono stati ripetutamente salvati”. Se l’Europa ha permesso lo spostamento di questi debiti dal settore privato a quello pubblico, “è l’Europa, non la Grecia, che dovrebbe farsi carico delle conseguenze”. Non è la ristrutturazione del debito che è immorale, “è la mancata ristrutturazione ad esserlo”.

A questo punto, e questa secondo indiscrezioni sarebbe la soluzione proposta dal nuovo esecutivo ellenico, “la Grecia dovrebbe convertire i suoi bond in obbligazioni legate all’andamento della crescita economica”. Se la Grecia registrerà performance positive, “i suoi creditori riceveranno più del previsto” e quindi “entrambi saranno incentivati a perseguire politiche pro-crescita”.