Stati Uniti, a pochi giorni dal default salta il voto al piano sul debito
Sembra di assistere al film Armageddon. Un timer puntato. Un gruppo di persone che deve salvare il mondo dal disastro. E di mezzo problemi tecnici e interessi personali ad ostacolare tutto, mentre il tempo, inesorabile, passa.
Non si sta però parlando di finzione cinematografica, bensì del rischio di default degli Stati Uniti, pronto a scoppiare il prossimo 2 agosto con conseguenze incalcolabili sulle economie mondiali, e del braccio di ferro di questa notte al Parlamento a stelle e strisce, dove il cosiddetto “Tea Party” anti tasse, guidato dalle agguerrite Sarah Palin e Michele Bachmann (quest’ultima candidata alle presidenziali 2012) ha impedito il voto sul piano di innalzamento del tetto del debito pubblico. L’accoglienza riservata al provvedimento ha così messo in serio imbarazzo lo speaker repubblicano della Camera, il promotore del piano John Boehner – che si è trovato contro il proprio stesso partito con l’accusa implicita di connivenza con il “lato oscuro” democratico – e gettando, presumibilmente, nel panico la Casa Bianca, che nella collaborazione con il negoziatore Boehner vedeva un possibile aiuto per scongiurare il disastro.
Niente da fare, invece. Il piano – che prevede ulteriori 65 miliardi di dollari di tagli, pari a un limite di spesa di 917 miliardi di dollari in 10 anni, e un aumento del tetto del debito di 900 miliardi di dollari – non è stato votato. Il voto, già slittato da mercoledi, era stato fissato per giovedi alle 18 americane (mezzanotte in Italia). A pochi minuti dall’ora X, però, è arrivato un ulteriore slittamento in serata. Ore concitate, passate mangiando pizza, e poi il definitivo stop: giovedi la Camera non vota.
Sgomento per il portavoce repubblicano Boener, nell’apprendere che le pasionarie del Tea Party Palin e Bachman hanno esplicitamente invitato i neo eletti nel partito repubblicano a far mancare il loro voto ad un piano che rappresenta un compromesso troppo forte con la posizione “no-tax” dei conservatori, e che avrebbe costretto il Parlamento a rivedere ulteriormente il tetto del debito nel 2012, in piena campagna elettorale. E agitazione per la Casa Bianca, che vede uno stop dei propri piani proprio quando mancano pochi giorni alla fatidica scadenza del 2 agosto.
Forse sarà il Tesoro americano, in mancanza di un accordo entro quella data, a decidere quali creditori avranno la precedenza nei pagamenti. Il presidente Obama aveva comunque già deciso di porre il veto alla legge, se fosse passata, in attesa del “piano B” a cui, si dice, i leader democratici e repubblicani del Senato statunitense starebbero già collaborando. Al momento però, come nei migliori film americani non si sa ancora chi sarà, alla fine, a salvare il mondo.