Per la stampa internazionale su Telecom ipotizzabili artifici degni di Machiavelli
La vicenda Telecom Italia rischia di diventare un ennesimo simbolo negativo dell’Italia agli occhi degli stranieri. E’ questo il pericolo segnalato stamane dal Wall Street Journal nella colonna delle breakingviews. Oggetto dei riferimenti è un possibile avvicinamento tra Romano Prodi e Silvio Berlusconi, uno degli imprenditori italiani considerati tra i maggiori candidati a entrare nel capitale di Telecom. “Prodi cerca un acquirente italiano per Telecom Italia – scrive il Wsj – ma non sono molti gli italiani che hanno le risorse necessarie. Per questo Berlusconi potrebbe essere d’aiuto: ha i soldi ed e’ interessato a Telecom da almeno 5 anni”.
I due eterni rivali in politica potrebbero dunque, secondo questa visione, scendere a patti. Da un lato Berlusconi con la sua potenza economica, dall’altro Prodi che – si legge – potrebbe essere pronto a rimuovere gli ostacoli ostacoli legislativi a un ingresso di Mediaset nelle telecomunicazioni. Oltre al problema ancora irrisolto del conflitto di interessi, Mediaset dovrebbe fare i conti sia con la legge Gasparri che con il Ddl di riforma del settore radio-televisivo allo studio dal ministro delle Telecomunicazioni, Paolo Gentiloni, che impedirebbero qualsiasi ipotesi di ingresso del gruppo fondato da Silvio Berlusconi nella maggiore compagnia telefonica italiana. La legge Gasparri del 2004, con l’introduzione del Sic (Sistema integrato delle telecomunicazioni), impedisce a qualsiasi operatore di conseguire ricavi superiori al 20% del Sic stesso, limite posto al 10% per Telecom. Una soglia che già Mediaset da sola sfora. Il Ddl Gentiloni per parte sua punta a rimuovere il sistema del Sic, ma prevede il divieto di collegamento tra i due numeri uno italiani della telefonia e della televisione privata. “In Italia – scrive però il prestigioso quotidiano finanziario statunitense – le leggi ci sono per essere cambiate o aggirate. Un accordo Prodi-Berlusconi – conclude- si guadagnerebbe l’approvazione del grande esponente italiano della realpolitik, Niccolò Macchiavelli”.
Nel tardo pomeriggio di ieri Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi che controlla tra le altre Mediaset, ha emesso un comunicato in risposta a espressa richiesta Consob in cui ha escluso di avere in corso alcun tipo di negoziazione né accordi di alcun genere riguardo agli assetti azionari di Olimpia (la holding che detiene il 18% del capitale di Telecom Italia), o sulla stessa società telefonica. In una nota inviata alla Consob, anche Mediaset si è dichiarata estranea a qualsiasi operazione riferibile a Olimpia-Telecom Italia, precisando inoltre di non avere in corso acquisti di azioni Telecom.
Intanto ieri il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha spiegato che non ci sarebbero ostacoli normativi per partecipazioni inferiori al limite del 10%. Nei giorni scorsi era circolate anche l’ipotesi dell’assunzione di una quota di minoranza. Una partecipazione vicina al 5% consentirebbe a Mediaset di entrare in Olimpia senza innescare la bomba della necessaria cessione delle reti televisive di proprietà di Telecom, La7 e Mtv Italia. Un 5% di Olimpia, equivarrebbe infatti, seguendo a cascata la catena proprietaria, a solo lo 0,9% di Telecom.