Spike giornalieri, ecco cosa sono. Il caso Eni
Giornata da dimenticare quella di oggi per Eni che al momento cede l’1,8% a 12,86 euro, in linea con la debolezza di tutto il comparto energetico nel Vecchio Continente. Il colosso petrolifero è stato però vittima in apertura di un “evento raro”: è crollato in avvio di contrattazioni di oltre il 6% ed è stato subito sospeso per eccesso di volatilità. Il titolo ha poco dopo ridimensionando di molto i ribassi dell’apertura, ma il calo inziale così importante è stato apparentemente senza alcuna ragione. In gergo tecnico, si è trattato di uno “spike giornaliero”, un fenomeno sempre più frequente e rilevante nei mercati finanziari. Ecco quali potrebbero essere le cause e le implicazioni per gli investitori.
Il ruolo dei trading system e del trading algoritmico
Lo spike giornaliero può essere definito come una movimento improvviso e spesso di breve durata, caratterizzato da rialzi o ribassi molto rapidi dei prezzi, che spesso si verifica senza una chiara giustificazione legata ai fondamentali aziendali o a notizie rilevanti. Questo scenario ha destato l’attenzione sia degli operatori di mercato sia degli analisti, poiché può avere un impatto significativo sulla gestione del rischio e sulle strategie di investimento. Una delle principali cause di questa volatilità intraday è l’impiego crescente dei trading system e delle strategie di trading algoritmico.
I trading system, in particolare quelli ad alta frequenza (High Frequency Trading), svolgono un ruolo importante nell’aumento degli spike giornalieri. Si tratta di sistemi automatizzati che eseguono operazioni in frazioni di secondo, analizzando contemporaneamente enormi quantità di dati tecnici, fondamentali e di sentiment. I trading system sono programmati per reagire immediatamente a determinati segnali di mercato come ad esempio la rottura di un supporto o di una resistenza, un picco nei volumi, o una variazione dei prezzi in un brevissimo lasso di tempo.
Cosa succede quando un livello chiave programmato viene raggiunto? In questo caso, i trading system possono generare ordini di acquisto o vendita in massa, amplificando in pochi secondi il movimento dei prezzi. Ad esempio, una leggera rottura di una resistenza potrebbe far scattare una serie di ordini di acquisto automatici, innescando uno spike rialzista. Al contrario, la violazione di un supporto può far scattare ordini di vendita, amplificando un movimento al ribasso (come quello che potrebbe essere successo a Eni oggi). La velocità di reazione di questi algoritmi è tale da rendere praticamente impossibile per gli operatori umani anticipare o reagire tempestivamente a tali movimenti.
L’interazione tra algoritmi e mercato
Un aspetto importante da considerare è che gli algoritmi non solo reagiscono al mercato, ma influenzano essi stessi il comportamento dei prezzi. Ad esempio, se un trading system rileva un forte movimento rialzista in corso, potrebbe entrare automaticamente in acquisto per sfruttare il momentum. Questo “effetto gregge”, dove più algoritmi seguono lo stesso segnale, può amplificare lo spike iniziale.
D’altro canto, la velocità con cui questi sistemi operano può anche portare a movimenti contrari altrettanto rapidi: ad esempio, dopo un’impennata dei prezzi, i sistemi potrebbero iniziare a vendere per prendere profitto, riportando il prezzo rapidamente ai livelli di partenza. Questo crea spesso dei movimenti a “V” molto pronunciati all’interno della stessa giornata. Questo in parte può spiegare il rapido recupero del terreno perso da parte di Eni stamattina.
Oltre all’effetto diretto del trading algoritmico, esistono altri fattori che contribuiscono a generare o amplificare questi movimenti improvvisi:
- Bassa liquidità: in alcune fasi del mercato, come nelle prime ore di contrattazione o durante le pause di metà giornata, la liquidità può essere ridotta. In questi momenti, anche un piccolo ordine può spostare significativamente i prezzi. I trading system, rilevando questa debolezza, possono intervenire rapidamente, generando movimenti amplificati.
- Stop-loss e ordini automatici: molti investitori, soprattutto retail, utilizzano ordini di protezione (stop-loss) che vengono attivati automaticamente al raggiungimento di determinati livelli di prezzo. Questi ordini, se innescati a cascata, possono creare una reazione a catena che spinge ulteriormente il prezzo nella direzione dello spike iniziale.
- Notizie improvvise e reazioni algoritmiche: gli algoritmi sono programmati per reagire in tempo reale alle notizie o ai dati economici. Ad esempio, la pubblicazione di un report trimestrale o di dati macroeconomici può far scattare ordini automatici che, in assenza di un’analisi qualitativa, provocano movimenti repentini nei prezzi.
- Effetto speculativo: gli spike possono anche essere accentuati da comportamenti speculativi, sia da parte di trader umani che da algoritmi. Alcuni operatori sfruttano la volatilità generata dagli spike per posizionarsi rapidamente e ottenere profitti di breve termine.
I rischi associati agli spike giornalieri
Gli spike giornalieri possono creare sfide significative per investitori e trader:
- Difficoltà nella gestione del rischio: movimenti rapidi e improvvisi possono attivare stop-loss in modo eccessivo, portando a perdite non previste.
- Effetto distorsivo sui fondamentali: gli spike possono far apparire i prezzi di mercato distanti dai reali valori fondamentali delle aziende.
- Volatilità non sostenibile: un mercato con spike frequenti rischia di perdere di efficienza, penalizzando gli investitori di lungo termine.
Come abbiamo detto, l’aumento degli spike giornalieri nei mercati azionari è strettamente legato alla crescente presenza dei trading system e alle strategie di trading algoritmico. Sebbene questi sistemi abbiano migliorato la liquidità e l’efficienza complessiva dei mercati, essi tendono a reagire in maniera meccanica e rapidissima a determinati segnali, amplificando i movimenti di prezzo in situazioni di scarsa liquidità o di volatilità latente. Questo fenomeno, sebbene non nuovo, è diventato più evidente negli ultimi anni con l’avvento delle tecnologie avanzate e della velocità di esecuzione. Per gli investitori, è dunque fondamentale comprendere la presenza di questi sistemi e adattare le proprie strategie di gestione del rischio per navigare in mercati sempre più volatili e imprevedibili.