Anche in Spagna e Portogallo tassi da zero virgola, caccia al rendimento fa tornare i Buy sui Btp
I bond di Spagna e Portogallo offrono rendimenti ai minimi storici e in generale la metà delle emissioni obbligazionarie europee offre rendimenti sotto zero. Lo scenario che si presenta alla fine di maggio per gli investitori è di una penuria di opportunità di rendimenti interessanti sui titoli di Stato, con anche quelli dei Treasury in ritirata nelle ultime settimane tra tensioni legate a guerra commerciale e aspettative presenti sul mercato dei bond di una Federal Reserve pronta a tagliare i tassi di interesse Usa per ben due volte entro il gennaio del 2020.
A questo si aggiungono in Europa le parole di Olli Rehn, fra i potenziali successori di Mario Draghi alla guida della Bce, che ha fatto intendere ieri che la politica a tassi zero della Bce si possa estendere ancora a lungo. Così proprio ieri i titoli di Stato Ue, sia core che periferici, hanno toccato nuovi minimi. In particolare i Bonos spagnoli hanno toccato i nuovi minimi storici con rendimento del decennale allo 0,73%; stesso dicasi per quelli del Portogallo con rendimento sceso ulteriormente oggi allo 0,83%. Ancora più basso il rendimento degli Oat francesi a 10 anni (0,23%). Ecco una tabella pubblicata oggi da Il Sole 24 Ore sull’andamento dei rendimenti dei bond con quelli italiani saliti in controtendenza.
Italia torna a far gola a chi è assetato di rendimenti?
In tale quadro l’Italia risulta una chiara anomalia con rendimenti allettanti sia per il BTP decennale che sulla parte più corta della curva, come testimoniato dalla fortissima domanda odierna per i titoli con scadenze a 5 e 6 anni allocati dal Tesoro. Un biennale italiano oggi va a rendere come un decennale di Spagna o Portogallo.
Si potrebbe quindi ripetere il copione dei primi mesi dell’anno quando la ricerca di rendimenti alimentò la domanda di Btp, sfruttata dal Tesoro con l’emissione di nuovi Btp a lunga scadenza (15 e 30 anni) a stretto giro di posta. Gli analisti rimangono cauti indicando una possibile salita dello spread Btp-Bund fino a 300 pb, ma una sponda alla ripresa dei Btp potrebbe arrivare dal meeting Bce del 6 giugno con i dettagli sul nuovo Tltro che potrebbero sostenere Btp e banche. Gli strategist di UniCredit, guardando ai prossimi mesi, ritengono che l’equilibrio di medio-lungo termine possa essere attorno a quota 275 pb immaginando che alla fine Italia e Ue trovino in autunno un compromesso sulla legge di bilancio 2020.
“L’attuale livello dei BTP e spread appaiono una possibilità di entrata su un orizzonte almeno d 1 mese, vista anche la estrema povertà di rendimenti alternativi in ambito periferico e la persistenza di Bund ampiamente in territorio negativo”, argomenta Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte SIM, che vede comunque ancora la possibilità di turbolenze ma non oltre il 5 giugno, (giornata di presentazione delle raccomandazioni della Commissione europea) dopodiché potrebbe prevalere l’effetto BCE e lo spostamento del focus sul tema guerra commerciale, che potrebbe consentire un rientro dello spread sotto i 250 pb soprattutto nella seconda parte di giugno. L’appuntamento successivo poi sarà l’Ecofin del 9 luglio, chiamato ad esprimersi sulle raccomandazioni della commissione europea.
Sostegno dalle banche italiane
Ragionamento analogo sulla carta italiana lo fanno diversi operatori. “Con metà del mercato obbligazionario Eurozone che rende zero o negativo (e i rendimenti in forte calo anche altrove) – argomenta Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr – il BTP resta tra le poche alternative in grado di offrire un rendimento decente. Le banche italiane, poi, sono state viste accumulare con costanza in questi giorni”.
I dati pubblicati dalla Bce vedono le banche italiane, che insieme agli altri intermediari finanziari detengono la metà del debito pubblico (un anno fa era il 44%), acquirenti di titoli di Stato nazionali ad aprile (flussi netti positivi per 7,2 miliardi) coprendo la metà del fabbisogno del Tesoro. Nelle scorse settimane Unicredit, tra le banche maggiormente esposte sui Btp, ha detto che intendere ridurre l’esposizione senza però vendere sul mercato Btp.
Asta Btp convince, spread sotto 280 pb
Il mercato oggi ha accolto con favore l’esito dell’asta Btp, l’ultima del trittico di aste di fine mese, con lo spread che accentua la discesa che aveva messo in atto già ieri nonostante la conferma dell’arrivo della lettera Ue all’Italia sui timori legati alla parabola del debito. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund è sceso nell’ultima ora fino a 276 pb da area 280 in cui viaggiava prima dell’asta. Si allontanano quindi i picchi dei giorni scorsi quando lo spread era arrivato fino a 290 pb complici soprattutto le parole di Salvini circa l’intenzione di sfidare l’UE sui vincoli di bilancio.
Il Tesoro ha allocato tre tipologie di BTP e un CCTeu per 6 miliardi, al massimo del range previsto. Nel dettaglio collocati 2,75 miliardi di euro del BTP a 10 anni (range era 2,25-2,75 mld) con la domanda che ha superato i 3,5 mld. Il rapporto di copertura pari a 1,28 dall’1,39 precedente. Più sostenuta la domanda per i Btp a scadenze più ravvicinate. Il Btp a 5 anni (scadenza luglio 2024) è stato allocato per 1,886 mld al tasso dell’1,81%, in rialzo di 9 punti base rispetto a un mese fa. Il rapporto di copertura è stato 1,78 rispetto a quello di 1,52 di un mese fa quando però l’ammontare allocato era stato decisamente superiore. L’asta di Btp odierna ha visto il Tesoro allocare anche un Btp decennale con vita residua di 6 anni e mezzo (scadenza dicembre 2025) per 613 mln al tasso medio del 2,02%. Domanda molto forte con bid-to-cover di 3,01 complice il basso quantitativo in offerta.
Infine, allocato il CCT EU con scadenza gennaio 2025 per 750 milioni di euro. La domanda è stata di 1,76 mld con un rapporto di copertura di 2,35 dall’1,89 precedente. Il rendimento di assegnazione del CCTeu è stato di 1,95%, in aumento di 18bp con quello di un mese fa.