S&P taglia stime sull’Eurozona, ma vede consumi ancora forti e disoccupazione in calo
Il difficile inizio dall’anno per i mercati finanziari con i timori per un rallentamento della crescita nei mercati emergenti, in particolare la Cina, non mancherà di impattare anche l’Eurozona che quest’anno potrà contare su un solo “motore”, ossia la crescita dei consumi interni. Gli economisti Standard & Poor’s hanno così rivisto al ribasso le loro previsioni di crescita per l’economia della zona euro a +1,5% per quest’anno contro il +1,8% indicato in precedenza. Nel 2017 invece il ritmo di crescita dovrebbe lievemente accelerare a +1,6%. Per l’agenzia di rating la ripresa in corso nella zona euro ha avuto essenzialmente come motore la ripresa dei consumi, e “i fondamentali sottostanti la spesa per consumi rimangono forti”.
L’occupazione dovrebbe salire più significativamente in tutta la regione nel 2016 e nel 2017. S&P esprime ritiene inoltre che il pessimismo circa gli investimenti delle imprese è in parte ingannevole, come mostrano le recenti tendenze di ripresa nella maggior parte dei paesi, tranne che in Italia.
Misure Bce ben accolte, meno enfasi su tasso di cambio
“Tutte le decisioni della BCE indicano un cambiamento di priorità – sottolinea il report odierno di S&P – con più enfasi sul riequilibrio del portafoglio e meno sul tasso di cambio. Questo suggerisce l’euro è ormai vicino al fondo contro il dollaro americano”.
“Tutte le decisioni della BCE indicano un cambiamento di priorità – sottolinea il report odierno di S&P – con più enfasi sul riequilibrio del portafoglio e meno sul tasso di cambio. Questo suggerisce l’euro è ormai vicino al fondo contro il dollaro americano”.
“A partire dalla fine del mese di febbraio, il sentiment del mercato globale ha iniziato a migliorare e in Europa, l’insieme delle nuove misure accomodanti che la Banca centrale europea (BCE) ha annunciato è stato ben accolto”, rimarca Jean-Michel Six, economista di S&P per l’Europa, il Medio Oriente, e Africa.
S&P ha anche tagliato la sua previsione sull’inflazione, ora attesa al +0,4% per quest’anno contro 1,1% indicato in precedenza, per poi salire a +1,4% il prossimo anno (da +1,5% precedente).
S&P pone l’accento sul fatto che le azioni delle banche centrali stanno avendo un minor impatto sull’inflazione e sulle prospettive di crescita, in parte perché alcune delle battaglie che stanno cercando di combattere sono al di là della loro portata (bassi prezzi delle materie prime, irregolare andamento delle valute dei mercati emergenti), e in parte perché non hanno supporto “da parte dei governi, come ad esempio le riforme strutturali per favorire la competitività e l’efficienza dei mercati del lavoro.