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Sorge il sole a Oriente

15 Maggio 2009 10:02


Intervista a Jean-Marie Laporte responsabile della sede parigina di East Capital –


 


Domanda: Per i Paesi est europei il 2008 è stato un anno nerissimo. L’indice Msci Eastern Europe ha infatti perso quasi il 70%. Secondo lei un trend così negativo è destinato a ripetersi anche nel 2009? Quali sono le cause strutturali che hanno portato l’Europa orientale ad accusare la crisi in misura maggiore rispetto ai Paesi occidentali?


Risposta: Certamente il 2008 è stato un anno terribile per i mercati est europei. Infatti, e forse questo esprime la percezione del collaso che si è avuto, essi sono caduti in un periodo di tempo davvero breve: dalla primavera a novembre 2008. Ovvero in soli sei mesi, mentre gli altri mercati emergenti e le economie mature avevano iniziato a declinare già nell’estate 2007. Ricordiamo allo stesso tempo che i mercati est europei hanno avuto una crescita di quasi il 30% nel 2007; senza dubbio ci troviamo di fronte a mercati volatili. 


Riguardo al 2009, al 17 aprile, i mercati sono positivi del 21% da inizio anno (MSCI Emerging Europe Index). Un significativo processo di ripresa è in qualche modo cominciato ma con sostanziali differenze fra mercati ed economie dell’area. La regione est europea ha un grosso potenziale di recupero verso le economie dell’ovest, ma necessita capitali e investimenti dall’estero. La crisi bancaria globale ha ridotto il flusso di capitali e minacciato la liquidità del mercato del credito in Est Europa portando a svalutazioni delle valute locali e problemi di bilancia dei pagamenti, ad esempio per Ucraina, Ungheria e Paesi baltici.


 


D.: Nei primi mesi del 2009 le principali economie est europee hanno ricevuto una consistente iniezione di capitali (più di 24 miliardi di euro) da diverse istituzioni finanziarie. Da esperto in investimenti in quest’area geografica, definirebbe questo flusso di denaro un’aspirina o un vaccino contro la crisi? Lei punterebbe più su aiuti a pioggia oppure aiuti mirati a specifici settori o Paesi?


R.: I capitali menzionati sono principalmente prestiti condizionati dal Fondo Monetario Internazionale e verranno elargiti progressivamente mentre i Governi si impegneranno ad apportare gli aggiustamenti necessari, come ad esempio svalutazioni, riforme di mercato e tagli nella spesa pubblica. Come probabilmente sapete tali programmi di aiuto sono ancora in fase di implementazione in Lettonia e Ucraina mentre non sono ancora iniziati in Romania e Turchia. L’Unione Europea è particolarmente interessata a non mettere in pericolo il processo di convergenza e integrazione iniziato nel 2004 con l’adesione all’Unione di Paesi in precedenza appartenenti al blocco sovietico e il progresso di questo processo. Qui il sistema bancario, ampiamente controllato dalle banche est europee, avrà bisogno del sostegno della case madri e della BCE. Siamo entrati in una dinamica di riforme dolorose e costose ma totalmente supportare dall’Unione Europea per l’Europa centrale e il Baltico per via dell’integrazione economica. Per quanto riguarda la Russia ha riserve in valuta sufficienti per permetterle di far fronte a problemi di liquidità. La stessa Turchia troverà disponibilità di fondi dal Fmi per aiutare la correzione dell’attuale bilancia dei pagamenti.


 


D.: Perchè, secondo lei, un investitore dovrebbe puntare sull’Europa dell’est? Su quali Paesi o specifici settori si sente di puntare per la ripresa?


R.: Al di là della volatilità intrinseca in mercati nuovi, non si può dimenticare una realtà fatta di 25 paesi che contano 420 milioni di abitanti. Noi non crediamo che l’integrazione economica globale si fermerà e questi paesi, con un ottimo livello di istruzione media e un’enorme aspirazione ad abbracciare modelli di consumo delle economie sviluppate, cresceranno più velocemente delle economie mature. Fra il 2000 e il 2008, l’Est Europa ha visto il suo Pil crescere in media di più del 5% annuo contro un livello inferiore al 2% nell’Europa occidentale. Il nostro Pil pro capite è ancora quattro volte maggiore di quello est europeo e così vediamo ancora un forte potenziale di crescita e per nuovi business. Al momento riteniamo che molte aziende scambino su livelli eccezionalmente bassi. Comuqnue, preferiamo investire in aziende con stabile cash-flow come il settore dei beni di consumo. Siamo ancora cauti sul settore bancario mentre riteniamo che certe aziende del settore oil&gas o utility presentino valutazioni interessanti. Ci piacciono in particolare la Russia e le grandi economie della regione, Turchia e Polonia, in quanto appaiono meglio bilanciate delle economie più piccole e pertanto più resistenti nell’attuale scenario di crisi. Investiamo inoltre nei Balcani dove vediamo valutazioni attraenti in mercati caratterizzati da poca liquidità.


 


D.: Quando parlate di investire in Est Europa in questo momento, comprendete anche la Russia oppure puntate sulle altre economie?


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