Si conclude l’opera dei dieci saggi: ecco i loro consigli in campo economico

E’ giunto al termine il lavoro dei dieci saggi nominati dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo scorso 30 marzo per individuare un via d’uscita all’attuale stallo del quadro italiano. Le due commissioni, una in materia economico-sociale ed europea e l’altra in materia costituzionale hanno messo nero su bianco le loro proposte e hanno dato vita a due documenti.
La Relazione del gruppo di lavoro formato da Filippo Bubbico, Giancarlo Giorgetti, Enrico Giovannini, Enzo Moavero Milanesi, Giovanni Pitruzzella e Salvatore Rossi in materia economico-sociale ed europea si è posto come obiettivo il “riavviare lo sviluppo economico, renderlo più equo e sostenibile”. “In questa fase, qualunque politica economico-sociale per l’Italia deve rispondere a tre obiettivi immediati imprescindibili: il mantenimento della coesione sociale, la tutela dei risparmiatori, il rispetto della Costituzione italiana e delle regole dell’Unione europea”.
Spesa pubblica e vincolo di bilancio
“il Gruppo ritiene che gli attuali livelli della spesa pubblica e delle entrate in rapporto al PIL siano dei limiti massimi, da ridurre nel tempo” e il gruppo si spinge formulare una raccomandazione: “destinare qualunque sopravvenienza finanziaria possa manifestarsi nei prossimi mesi alla priorità dell’emergenza lavoro e del sostegno alle persone in grave difficoltà economica”
“Riteniamo – prosegue il testo – anche di dover ribadire la necessità di proseguire e rafforzare l’opera di riduzione e riorientamento della spesa pubblica delle amministrazioni (cosiddetta spending review), utilizzando e raffinando ulteriormente le analisi già svolte allo scopo di identificare le pratiche migliori, così da obbligare tutte le amministrazioni, centrali e locali, a spostarsi sulla “frontiera dell’efficienza”, modificando comportamenti stratificati nel tempo”
Inoltre, “alla luce dell’entrata a regime della modifica costituzionale sul vincolo di bilancio strutturale” per i saggi “vanno riviste le modalità attraverso cui opera il cosiddetto Patto di stabilità interno”. “In questi anni la difficile comprimibilità della spesa pubblica corrente ha finito col sacrificare gli investimenti pubblici: la spesa in conto capitale ha raggiunto un minimo storico. Ne va subito almeno rafforzata la qualità e l’efficacia”.
Avanti con dismissioni, riprendere negoziati con la Svizzera
“Considerate le attuali condizioni del mercato stesso, vanno valutate con cautela le possibilità di procedere nel breve termine a vendite e dismissioni, da riprendere appena si determineranno condizioni più favorevoli”. I saggi consigliano anche al Governo di “valutare l’opportunità di riprendere i negoziati bilaterali con la Svizzera per un accordo di trasparenza ai fini della tassazione dei redditi transfrontalieri di natura finanziaria, alla luce dei recenti sviluppi sul fronte della fiscalità internazionale sullo scambio di informazioni, nonché delle raccomandazioni del G8 e del G20 su questa materia; in parallelo, il Governo può attivarsi in sede UE affinché l’Unione stessa negozi un tale accordo, in nome di tutti gli Stati membri”
Completare pagamento debiti Pa e rispettare disavanzo sotto il 3%
La commissione incita anche al completamento “dell’intero ammontare dei debiti commerciali della pubblica amministrazione verso le imprese e far sì che l’obbligatorio termine di 30 giorni per i pagamenti, in vigore dall’inizio dell’anno, sia effettivamente rispettato”. “Ciò – spiegano i saggi – avrà un’incidenza soprattutto sul debito pubblico, ma la Commissione europea, dopo lungo negoziato, ha assicurato che non ne trarrà elementi di valutazione negativa, trattandosi di un pagamento una tantum conseguente alla messa in opera di una direttiva UE”.
“L’Italia ha una speranza concreta di sviluppo e benessere solo all’interno del quadro dell’Unione europea”. Per questo “le regole europee, comprese quelle in materia di finanza pubblica, sono la cornice obbligata entro cui va collocata la politica economica e sociale”. E quindi più nello specifico “rispettare quest’anno il limite del disavanzo pubblico e stabilizzarlo in maniera durevole sotto il limite del 3 per cento del PIL sono precondizioni per chiudere la cosiddetta “procedura per i disavanzi eccessivi” a carico dell’Italia e questo, oltre ad avere effetti positivi sul collocamento dei titoli italiani e sui tassi d’interesse, apre margini per investimenti pubblici produttivi secondo le intese raggiunte nel Consiglio europeo di marzo 2013″, sottolineando la priorità che nel maggio di quest’anno sia chiusa la procedura per disavanzo eccessivo.
Necessario bilancio autonomo Ue
“Per l’Italia è importante che si proceda all’unisono lungo tre profili, tutti rilevanti per la sicurezza del risparmio: vigilanza unica della Banca centrale europea; sistema di risoluzione delle crisi degli istituti di credito; garanzia dei depositi”. E inoltre “in una prospettiva di medio termine, bisogna valutare l’opportunità di dotare l’area euro di un’autonoma capacità di bilancio, distinta da quella dell’Unione, decidendo su come alimentarlo (per esempio, emettendo appositi titoli europei di debito pubblico) e sulle modalità d’uso delle sue risorse (per esempio, per innovative azioni europee a favore dell’occupazione)”.