Shock petrolio, dati commercio Cina, Italia in quarantena per COVID-19. E l’oro balza a record in sette anni
Le quotazioni dell'oro, bene rifugio per eccellenza, sono volate durante le contrattazioni asiatiche, balzando a nuovi record. In particolare, il contratto spot dell'oro è balzato fino a $1.702,56 l'oncia, testando il valore più alto in 7 anni, dal dicembre del 2012, prima di rallentare e avanzare dello 0,7% a $1.686,22.
I futures sull'oro Usa sono in crescita dello 0,9%, a $1.687,80 l'oncia.
Jeffrey Halley, analista senior dei mercati presso OANDA, ha così commentato il balzo delle quotazioni:
"Si tratta di una fuga massiccia verso gli asset percepiti più sicuri, dopo i dati sulla bilancia commerciale cinese che sono stati davvero brutti, e molto peggio delle attese; e dopo la decisione dell'Italia di mettere in quarantena un quarto della popolazione, a causa del coronavirus. I mercati azionari sono (inoltre) in ribasso".
Riguardo alla bilancia commerciale della Cina, questa ha messo in evidenza per il periodo gennaio-febbraio un calo delle esportazioni del 17,2% a fronte della flessione pari a -4% delle importazioni. La Cina ha così sofferto un deficit commerciale di $7,1 miliardi, soffrendo l'impatto economico del coronavirus-COVID-19.
La massima avversione al rischio presente sui mercati, di cui ha beneficiato l'oro, si spiega anche con il flop della riunione, a Vienna, tra paesi Opec e non Opec - che si è svolta nelle giornate di giovedì e venerdì scorsi.
Le controparti non hanno raggiunto un accordo sui tagli all'offerta da lanciare, con la Russia che ha detto no alla proposta dell'Opec di tagliare l'offerta di ulteriori 1,5 milioni di barili al giorno, a partire da aprile fino alla fine dell'anno.
L'Arabia Saudita ha così deciso di varare sconti massicci ai prezzi di vendita ufficiali del proprio petrolio, scatenando l'avversione al rischio sui mercati, che ora paventano una guerra dei prezzi sul mercato petrolifero.
I futures sull'oro Usa sono in crescita dello 0,9%, a $1.687,80 l'oncia.
Jeffrey Halley, analista senior dei mercati presso OANDA, ha così commentato il balzo delle quotazioni:
"Si tratta di una fuga massiccia verso gli asset percepiti più sicuri, dopo i dati sulla bilancia commerciale cinese che sono stati davvero brutti, e molto peggio delle attese; e dopo la decisione dell'Italia di mettere in quarantena un quarto della popolazione, a causa del coronavirus. I mercati azionari sono (inoltre) in ribasso".
Riguardo alla bilancia commerciale della Cina, questa ha messo in evidenza per il periodo gennaio-febbraio un calo delle esportazioni del 17,2% a fronte della flessione pari a -4% delle importazioni. La Cina ha così sofferto un deficit commerciale di $7,1 miliardi, soffrendo l'impatto economico del coronavirus-COVID-19.
La massima avversione al rischio presente sui mercati, di cui ha beneficiato l'oro, si spiega anche con il flop della riunione, a Vienna, tra paesi Opec e non Opec - che si è svolta nelle giornate di giovedì e venerdì scorsi.
Le controparti non hanno raggiunto un accordo sui tagli all'offerta da lanciare, con la Russia che ha detto no alla proposta dell'Opec di tagliare l'offerta di ulteriori 1,5 milioni di barili al giorno, a partire da aprile fino alla fine dell'anno.
L'Arabia Saudita ha così deciso di varare sconti massicci ai prezzi di vendita ufficiali del proprio petrolio, scatenando l'avversione al rischio sui mercati, che ora paventano una guerra dei prezzi sul mercato petrolifero.