E’ sempre più paura Lehman
Si preannuncia un’altra seduta da tregenda per Lehman Brothers, colpita nella serata di ieri dai warning di alcune agenzie di rating e nel primo pomeriggio da una pioggia di downgrade da parte delle case d’affari.
Violenta la reazione del titolo, che nei primi scambi perde già più del 40% a 4,32 dollari.
La misura dei livelli di paura raggiunti è denunciata anche dall’allargamento dei credit default swap (sorta di polizza di assicurazione contro il fallimento di una società), passati dai 580 punti base di ieri fino a un intervallo compreso tra i 710 e i 750 punti base. In sintesi costa di più coprirsi dal fallimento di Lehman Brothers. Un modo elegante per dire che il mercato sconta come molto più probabile un default della casa d’affari.
Ieri sera l’agenzia Moody’s ha posto sotto osservazione i rating dell’istituto. Standard & Poor’s si è invece detta preoccupata per la capacità di generazione di utili della banca nel lungo periodo.
Tra le investment bank invece, hanno calato la scure da Citigroup, Goldman Sachs e Merrill Lynch.
Gli analisti di Citigroup hanno ridotto da buy a hold la loro raccomandazione sul titolo Lehma. Il target price è stato tagliato da 35 a 9 dollari, un valore che implica comunque un potenziale di upside del 24% rispetto alla chiusura di ieri del titolo. Citi ha anche ridotto le stime di utile per 2008, 2009 e 2010. Goldman Sachs ha invece tagliato il target price del titolo fino a 7 euro, mentre Merrill Lynch ha ridotto la propria raccomandazione da neutral a “no opinion”.
Ma l’effetto Lehman si fa sentire in apertura su tutti i titoli delle maggiori investment bank statunitensi. Merrill Lynch cede il 14,33% a 19,96 dollari, Morgan Stanley il 7,5% a 36 dollari, Goldman Sachs il 3,7% a 151,77 dollari e Jp Morgan il 2,36% a 38,45 dollari.
Le prese di posizione di agenzie di rating e investment bank arrivano dopo che ieri Lehman Brothers ha reso nota una perdita preliminare di 3,9 miliardi di dollari nel terzo trimestre, annunciato un piano di dismissione di asset e la decurtazione del dividendo del 93 per cento. Secondo gli analisti, fondamentale per il destino della banca sarà però un’infusione di nuovi capitali, possibilità che al momento appare lontana dopo i fallimenti dei colloqui con la coreana Kdb.