Sell in May and go away? Ecco l’analisi (attuale) sui mercati di Allianz GI
Le campagne vaccinali procedono e alcune economie iniziano ad allentare i lockdown, ma con le dovute cautele. I casi di coronavirus aumentano rapidamente, soprattutto in Brasile e in India. Gradualmente – molto gradualmente – emerge la consapevolezza che la normalizzazione, per quanto difficile, comporterà un ulteriore rialzo dell’inflazione e che le motivazioni dietro alle politiche monetarie accomodanti delle principali banche centrali mondiali iniziano a vacillare.
Negli Stati Uniti e nell’area euro i tassi breakeven sono in continuo aumento ma la Banca Centrale Europea non sembra averlo ancora notato. La riunione dello scorso giovedì non ha riservato sorprese e come sempre è prevalsa la prudenza. "Ma su che cosa sono prudenti? Prima o poi la Bcedovrà chiedersi se sia rimasta 'dietro la curva', cioè se sia in ritardo rispetto alle attese del mercato obbligazionario: è solo questione di tempo". Questo l'interrogativo che si è posto Hans-Jörg Naumer, Director Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors.
Da un punto di vista tecnico, sottolinea l'esperto, i mesi migliori dell’anno per i mercati azionari (di norma fra ottobre e aprile) stanno per finire. È vero che il vecchio detto 'sell in May and go away' non è inciso nella pietra, ma qualche turbolenza possiamo aspettarcela. Il sentiment degli investitori privati, in base alla percentuale di ottimisti circa la direzione dei mercati calcolata dalla American Association of Individual Investors, è alle stelle – un dato che spesso funge da contro-indicatore. La volatilità è diminuita ancora. Ma tanto più si calmeranno le acque, quanto più rapidamente potrebbero essere nuovamente agitate da sorprese negative. Gli indici di forza relativa segnalano una situazione di "ipercomprato" sui mercati azionari in molte aree. L’andamento dell’inflazione e le conseguenti attese in termini di politica monetaria, soprattutto quella della Federal Reserve USA, nonché eventuali shock negativi sul fronte macroeconomico, potrebbero offrire l’occasione per abbandonare alcune posizioni.
Analogamente, il token Bitcoin, da molti considerato una vera valuta, potrebbe essere inteso come indicatore dell’eccessiva noncuranza del mercato. Nonostante il recente calo dei prezzi legato ai maggiori rischi di regolamentazione della moneta virtuale, il fenomeno Bitcoin si conferma, tra l’altro, una conseguenza della mole di liquidità erogata dalle banche centrali (cfr. grafico della settimana) e può essere interpretato come un indicatore preliminare di una bolla. Lo stesso vale per i voli pindarici di Elon Musk sui "Dogecoin".
"In generale, sembra che nelle prossime settimane occorrerà tenere gli occhi bene aperti sulle asset class più rischiose. Tuttavia, chi crede nel detto 'sell in May' non deve dimenticare la seconda parte di questa regola del mercato azionario: "but remember to come back in September" (ma ricordati di tornare per settembre). Le pressioni sugli investimenti sono più alte che mai", afferma Naumer indicando infine che "gli ultimi sviluppi dimostrano che i rialzi dei rendimenti delle obbligazioni governative (USA) non provocano necessariamente una caduta dei prezzi azionari. Il mondo sta lottando contro la pandemia e c’è molto terreno da recuperare sul fronte dei consumi".
Negli Stati Uniti e nell’area euro i tassi breakeven sono in continuo aumento ma la Banca Centrale Europea non sembra averlo ancora notato. La riunione dello scorso giovedì non ha riservato sorprese e come sempre è prevalsa la prudenza. "Ma su che cosa sono prudenti? Prima o poi la Bcedovrà chiedersi se sia rimasta 'dietro la curva', cioè se sia in ritardo rispetto alle attese del mercato obbligazionario: è solo questione di tempo". Questo l'interrogativo che si è posto Hans-Jörg Naumer, Director Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors.
Da un punto di vista tecnico, sottolinea l'esperto, i mesi migliori dell’anno per i mercati azionari (di norma fra ottobre e aprile) stanno per finire. È vero che il vecchio detto 'sell in May and go away' non è inciso nella pietra, ma qualche turbolenza possiamo aspettarcela. Il sentiment degli investitori privati, in base alla percentuale di ottimisti circa la direzione dei mercati calcolata dalla American Association of Individual Investors, è alle stelle – un dato che spesso funge da contro-indicatore. La volatilità è diminuita ancora. Ma tanto più si calmeranno le acque, quanto più rapidamente potrebbero essere nuovamente agitate da sorprese negative. Gli indici di forza relativa segnalano una situazione di "ipercomprato" sui mercati azionari in molte aree. L’andamento dell’inflazione e le conseguenti attese in termini di politica monetaria, soprattutto quella della Federal Reserve USA, nonché eventuali shock negativi sul fronte macroeconomico, potrebbero offrire l’occasione per abbandonare alcune posizioni.
Analogamente, il token Bitcoin, da molti considerato una vera valuta, potrebbe essere inteso come indicatore dell’eccessiva noncuranza del mercato. Nonostante il recente calo dei prezzi legato ai maggiori rischi di regolamentazione della moneta virtuale, il fenomeno Bitcoin si conferma, tra l’altro, una conseguenza della mole di liquidità erogata dalle banche centrali (cfr. grafico della settimana) e può essere interpretato come un indicatore preliminare di una bolla. Lo stesso vale per i voli pindarici di Elon Musk sui "Dogecoin".
"In generale, sembra che nelle prossime settimane occorrerà tenere gli occhi bene aperti sulle asset class più rischiose. Tuttavia, chi crede nel detto 'sell in May' non deve dimenticare la seconda parte di questa regola del mercato azionario: "but remember to come back in September" (ma ricordati di tornare per settembre). Le pressioni sugli investimenti sono più alte che mai", afferma Naumer indicando infine che "gli ultimi sviluppi dimostrano che i rialzi dei rendimenti delle obbligazioni governative (USA) non provocano necessariamente una caduta dei prezzi azionari. Il mondo sta lottando contro la pandemia e c’è molto terreno da recuperare sul fronte dei consumi".