Saziare la voglia di emergenti con gli ETF
Le gerarchie mondiali sono cambiate a vantaggio dei Paesi emergenti e anche i portafogli d’investimento si stanno progressivamente adeguando. Le economie emergenti viaggiano a velocità tripla rispetto a quelle avanzate con le stime per il 2012 che vedono un +6,1% rispetto al +1,9% delle economie avanzate (dati Fmi). Da soli i cinque maggiori Paesi emergenti riuniti sotto l’acronimo Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) rappresentano il 43% della popolazione mondiale e secondo il Fondo Monetario Internazionale quest’anno andranno a garantire oltre la metà della crescita del PIL mondiale.
Gli ETF tradizionalmente sono visti come strumento d’investimento ad hoc per prendere posizione a basso costo su mercati azionari e in particolare per raggiungere mercati altrimenti difficilmente raggiungibili come proprio quelli emergenti. Secondo il sondaggio condotto dall’Edhec-Risk Institute il 47% degli intervistati vorrebbe un ulteriore sviluppo di prodotti legati proprio ai mercati emergenti. Tendenza frutto anche dei problemi legati alla crisi del debito sovrano nei mercati sviluppati che hanno indotto gli investitori a cercare di attenuare la loro esposizione sull’Eurozona e guardando ad esempio ai bond emergenti. Un’altra ricerca condotta dalla società Market Intelligence Citywire per conto di SPDR ETFs, la piattaforma di Exchange Traded Funds (ETF) di State Street Global Advisors (SSgA), evidenzia come ammonta al 64,4% la quota dei gestori di fondi globali che investono nei mercati emergenti attraverso gli ETF.
Diversificati geograficamente o su singoli mercati
Gli ETF offrono la possibilità di assumere una piena esposizione sui mercati azionari emergenti attraverso la replica di indici che spalmano il rischio su più Paesi oppure indici che offrono la piena esposizione su un singolo mercato. Dopo la debolezza del 2011 con afflussi per soli 2,3 mld, gli ETF sui mercati emergenti sono tornati ad attirare l’interesse degli investitori con 16,1 mld di afflussi nei primi 5 mesi del 2012 (dati ETF Landscape di BlackRock), non lontano dai 22,2 mld di dollari di flussi che si sono diretti verso l’equity nordamericano che rimane di gran lunga il mercato che attrae maggiori masse. Maggio ha fatto segnare una raccolta netta degli ETP sui mercati azionari emergenti pari a 3,3 miliardi di dollari nonostante le difficoltà generali dei mercati globali. Dato motivato dai flussi per 8,3 miliardi dollari verso due nuovi prodotti azionari cinesi, quotati sia sulla Borsa di Shanghai che su quella di Shenzhen (primi ETF cross-market ad essere quotati in Cina).
Un utilizzo corretto guardando la liquidità
Nella pianificazione ed esecuzione dei programmi di investimento nei mercati emergenti attraverso gli ETF è necessario fare attenzione a fattori quali la liquidità, che può essere volubile nel tempo, e all’orizzonte temporale dell’investimento. Oltre a guardare ai costi fissi, rappresentati dal TER, superiori rispetto a quelli degli ETF sui mercati maturi, bisogna guardare anche ai maggiori spread che caratterizzano soprattutto gli ETF sui mercati emergenti meno liquidi. In Italia in media lo spread è dello 0,28% (per controvalori di 25mila euro, dati Borsa Italiana relativi a maggio 2012) rispetto allo spread dello 0,16% degli ETF azionari sui mercati sviluppati. All’intero degli stessi emergenti si va poi da spread molto contenuti, pari allo 0,2%, per quelli legati a macro-indici globali, per salire allo 0,52% per gli ETF su Africa/Medio Oriente.
Nuovi modi per cavalcare gli emergenti
Scrutando la lista dei fondi a gestione passiva, si sta assistendo a un ulteriore allargamento del ventaglio dei prodotti legati al tema degli emergenti. Oltre all’affiorare di strumenti che permettono di prendere posizione su singoli mercati emergenti di nicchia, si stanno diffondendo anche quelli che permettono investimenti sulle small cap dei mercati emergenti o su un tema caldo come quello delle società ad alto dividendo. Il mercato ETFPlus di Piazza Affari annovera complessivamente 97 ETF sui mercati emergenti, con l’arrivo quest’anno degli ETF proposti da State Street Global Advisors (SSgA) proprio su indici emergenti composti da azioni a piccola capitalizzazione e lo SPDR S&P Emerging Markets Dividend ETF che seleziona le azioni tra quelle ad alto dividendo. La selezione delle azioni avviene guardando principalmente alla sostenibilità delle cedole, non guardando quindi all’entità del dividend yield. Novità del 2012 è anche l’Ossiam ETF Emerging Markets Minimum Variance NR che presenta la peculiarità di seguire una metodologia volta a selezionare i titoli più liquidi all’interno di un universo di 20 mercati emergenti al fine di ottenere un indice meno volatile. Inoltre sono previste delle soglie massime di peso sia a livello settoriale che di singolo Paese al fine di diversificare al meglio l’investimento.
Emergenti e maturi insieme
Una via di mezzo per esporsi sugli emergenti ma solo in parte è rappresentato dal Lyxor ETF MSCI All Country World e dallo SPDR Msci Acwi Imi ETF, che permettono di prendere posizione sia a 24 Paesi sviluppati sia a 21 Paesi emergenti, ricomprendendo quasi 2.500 società mondiali ad alta e media capitalizzazione che rappresentano circa l’84% del mercato azionario investibile mondiale. Si differenziano pertanto dai tradizionali ETF che investono esclusivamente sui Paesi sviluppati o esclusivamente su quelli emergenti.