Notizie Valute e materie prime Sale tensione Usa-Cina, yuan sui minimi a 11 anni contro dollaro. Quali implicazioni?

Sale tensione Usa-Cina, yuan sui minimi a 11 anni contro dollaro. Quali implicazioni?

5 Agosto 2019 15:24

Aumentano le pressioni sul commercio globale. La Cina ha deciso di bloccare le importazioni di prodotti agricoli statunitensi, ma soprattutto ha permesso la svalutazione dello yuan contro il dollaro, facendolo crollare sui minimi degli ultimi 11 anni. Una mossa che risuona come un avvertimento di Pechino verso Washington dopo che Donald Trump nei giorni scorsi ha annunciato con un tweet nuovi dazi su 300 miliardi di dollari di beni cinesi a partire da settembre.

Lo yuan si è svalutato dell’oltre l’1% contro il dollaro durante i primi scambi di lunedì, registrando il calo più marcato per la valuta cinese dai tempi dalla crisi finanziaria globale del 2008. In altre parole, la valuta è scesa sotto la soglia dei 7 renmimbi per dollaro, sui minimi da 11 anni. (Qui sotto il grafico del cambio dollaro Usa-renminbi).

Mantenere l’ancoraggio della divisa era visto come una prerogativa chiave per un qualsiasi successo nei negoziati commerciali tra le due super potenze economiche. “Tutto ciò ha molteplici implicazioni – sottolinea Nick Wall, co-gestore del fondo Merian Strategic Absolute Return Bond, Merian Global Investors – La più ovvia è che rende un accordo commerciale improbabile nel breve termine”. Ma non solo. La mossa di Pechino farà rafforzare il dollaro, con il rischio di una maggiore volatilità valutaria, secondo l’esperto. Ciò mette ancora più pressione alla Federal Reserve perché allenti la politica monetaria, in modo da facilitare la discesa del dollaro. Ora infatti il mercato prezza tagli dei tassi da parte della Fed per 60 punti base entro fine anno.

E la nuova risposta di Trump lo conferma: “La Cina ha abbassato il prezzo della sua valuta a un minimo quasi storico – ha scritto il presidente americano in un tweet – Si chiama ‘manipolazione valutaria’. Federal Reserve, stai ascoltando? Questa è una grossa violazione che nel tempo indebolirà notevolmente la Cina”. Trump ha più volte accusato la banca centrale americana di non tagliare i tassi al ritmo che lui vorrebbe. Poco meno di una settimana fa l’istituto guidato da Jerome Powell ha tagliato il costo del denaro di 25 punti base nella forchetta 2-2,25%, per la prima volta da fine 2008.

“È ragionevole considerare gli ultimi sviluppi come un avvertimento proveniente dalla Cina e non ancora come un movimento di ritorsione totale”, aggiunge Ricardo Evangelista, analista senior di ActivTrades.