Saipem: i dubbi degli analisti sulla ripresa nel 2014 e sulle prossime mosse di Eni. Consob vieta short selling
Due profit warning in cinque mesi. Due pesanti crolli a Piazza Affari. Il primo semestre di Saipem si sta trasformando in un incubo: il primo shock è avvenuto lo scorso 29 gennaio ed era costato una perdita del 34% in Borsa in una sola seduta, ovvero 4,5 miliardi di euro di capitalizzazione bruciati. Il secondo capitombolo si sta verificando oggi con il titolo della controllata di Eni che segna un tonfo di circa 25 punti percentuali trattando poco sotto i 15 euro, ormai lontanissimo dai 40 euro dell’agosto 2012. Il motivo è sempre lo stesso: un altro allarme sugli utili. Venerdì a mercati chiusi la società ha fatto sapere che quest’anno si chiuderà con una perdita tra 300 e 350 milioni di euro, mentre a metà aprile i vertici del gruppo avevano ribadito di aspettarsi un utile netto pari a 450 milioni di euro.
Saipem ha inoltre annunciato la riduzione delle previsioni sull’Ebit 2013 di un importo tra 650 e 750 milioni di euro, di cui circa la metà è dovuta alle attività in Algeria. Per provare a spegnere l’incendio la Consob ha deciso di vietare le vendite allo scoperto sul titolo Saipem. Il provvedimento rimarrà in vigore nella seduta odierna e domani martedì 18 giugno. Le preoccupazioni degli analisti non si sono fatte attendere, soprattutto riguardo le capacità di ripresa del gruppo durante il prossimo anno.
“L’effetto di questo nuovo profit warning è che ha alzato i dubbi sulla ripresa prevista per il 2014-2015”, spiegano gli analisti di Credit Suisse che hanno ribadito il giudizio underperform sulla controllata di Eni tagliando il prezzo obiettivo a 16 euro dal precedente 22 euro. Gli esperti della banca svizzera non credono che la valutazione di Saipem sarà un catalyst per i prossimi mesi, mentre si aspettano che il titolo “sottoperformerà il settore”. Anche secondo Morgan Stanley, il secondo profit warning “aumenta sia l’incertezza riguardo alla capacità della società di ritornare a generare profitti e sia le probabilità di nuove sorprese negative”.
Gli esperti di Equita ragionano invece sull’impatto che l’allarme sugli utili potrà avere sulla controllante Eni. “L’impatto sugli utili di Eni è stimato in un -5% sul 2013 e di un -1% sul 2014″, spiega il broker che ricorda però come “nelle ultime comunicazioni al mercato Eni ha sottolineato che l’uscita da Saipem non è una priorità considerando la qualità del contributo negli ultimi anni”. Secondo Banca Akros il secondo profit warning “non è nello stile di Eni” e crea una situazione che potrebbe spingere il gruppo di Scaroni a prendere soluzioni drastiche per la controllata “anche considerando il peso di Saipem su Eni (nel 2012 il 7,7% dell’Ebitda e il 27,7% del debito)”.
In controtendenza Citigroup che ha confermato il giudizio d’acquisto su Saipem e il target price a 26 euro. “Gli asset di Saipem sono ben posizionati nell’offshore construction e nelle perforazioni e l’outlook per entrambi i business è favorevole”, spiegano gli analisti di Citigroup secondo cui Eni sarà disposta ad allungare il debito addizionale. “Nella nostra visione il meccanismo di funding attraverso Eni riduce significativamente i rischi riguardo alla liquidità”, scrive il broker americano.