Rublo affonda nonostante incremento costo del denaro
Gli investitori snobbano l’incremento del costo del denaro annunciato dalla Bank Rossii. Nuova seduta all’insegna delle vendite per il rublo che non capitalizza la decisione della banca centrale moscovita di incrementare, per la prima volta in 17 mesi, il tasso benchmark di 150 punti base al 7 per cento. “L’escalation della crisi in Ucraina rappresenta un forte shock per la propensione al rischio”, ha detto Benoit Anne di Societe Generale. “Siamo scettici che questa mossa possa essere sufficiente”.
La decisione, ufficialmente presa “per prevenire -si legge nella nota diffusa dalla Bank Rossii- pressioni inflazionistiche e assicurare la stabilità economica”, è riconducibile all’intervento in Crimea che tende ad amplificare il processo già in atto di progressiva uscita dai mercati emergenti. Gli operatori in particolare temono un’escalation della tensione e ritorsioni da parte della comunità internazionale nei confronti della Russia.
In questo contesto il cambio tra rublo e biglietto verde ha toccato un nuovo massimo storico a 36,614 rub mentre l’incrocio con la moneta unica ha superato per la prima volta la soglia dei 50 rubli per un euro (50,392). Da inizio anno i due cross sono entrambi cresciuti di oltre undici punti percentuali.
Nel caso in cui si dovesse arrivare a un conflitto, “è probabile che le tensioni sui mercati potrebbero trasformarsi in qualcosa di più duraturo con movimenti in acquisto verso i cosiddetti porti sicuri, come yen e franco svizzero”, rileva Vincenzo Longo di IG.