Risiko bancario in primo piano a Piazza Affari: Banco-Bpm, tempi stretti per le nozze?
Le nozze tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano (Bpm) appaiono sempre più vicine. Questa possibilità, avanzata oggi dai principali quotidiani nazionali, sta mettendo sostenendo a Piazza Affari i due titoli: Banco, il migliore del Ftse Mib, avanza di circa il 4%, mentre Bpm sale di oltre due punti percentuali.
Banco-Bpm, tempi stretti sulla fusione
Le ultime indiscrezioni stampa parlano di un’accelerazione nell’aggregazione nell’asse Verona-Milano. E nei prossimi giorni potrebbe essere posta la firma di una prima lettera d’intenti, sulla base della quale, sottolinea “Il Sole 24 Ore“, porre le basi concrete delle trattative con una chiusura dell’intero processo entro la seconda metà dell’anno. Da monitorare i possibili appuntamenti dei calendari finanziari delle due società che si riuniranno per l’approvazione dei risultati al 31 dicembre 2015.
Intanto, stando a quanto riportato oggi da “Il Messaggero“, il numero uno di Bpm, Giuseppe Castagna, sarebbe già in azione. Dopo l’incontro nei giorni scorsi con il ministro dell’Economia e delle Finanze, Piercarlo Padoan, e dell’a.d. di Ubi, Victor Massiah, il manager è volato a Francoforte. Lì, Castagna avrebbe presentato agli uomini di Daniele Nouy, presidente del Consiglio di vigilanza del meccanismo di vigilanza unico presso la Banca centrale europea (Bce), la bozza preliminare del progetto di fusione che darebbe vita al terzo polo bancario italiano, con circa 2500 filiali.
Matrimonio Mps-Ubi?
Sempre in tema di aggregazioni, si parla anche del possibile matrimonio tra Mps e Ubi Banca. Secondo alcune fonti interpellate da Adnkronos, il gruppo bancario lombardo sarebbe comunque “disponibile a lavorare” sull’opzione di una aggregazione a due con Mps, anche se “ci sarebbero da verificare tutti gli aspetti tecnici di un matrimonio che comporterebbe uno sforzo rilevante”.
Ieri il gruppo toscano ha annunciato di avere chiuso l’esercizio 2015 con un utile netto, il primo in cinque anni, di circa 390 milioni di euro. Il risultato è attribuibile alla nuova contabilizzazione a “saldi chiusi” dell’operazione Alexandria, effettuata su richiesta della Consob, che ha portato un beneficio di circa 500 milioni di euro.