La ricetta per investire tra tassi negativi e volatilità? Un po’ di investment grade Usa e di high yield dell’Eurozona
I tassi di interesse negativi mettono a dura prova le abilità dei gestori. A questa sfida si aggiunge un contesto fatto di volatilità elevata, costanti rischi geopolitici e un quadro macro economico difficile. “In questo momento è importante essere realistici sulle aspettative in termini di utili, valutazioni e obiettivi degli indici“, dice Stefan Kreuzkamp, CIO di Deutsche AM (Gruppo Deutsche Bank), che illustra la sua visione di investimento per le diverse asset class.
Azioni: utili in lieve ribasso
Per quanto riguarda l’equity nel 2016 i riflettori rimarranno puntati sugli utili. L’ipotesi è che il rallentamento della crescita economica corrisponderà a una crescita dell’utile per azione (EPS) a una singola (e bassa) cifra negli Stati Uniti e in Europa, anche se l’Europa (come il Giappone) potrebbero in parte risollevarsi grazie ai trend valutari. “In un contesto economico incerto abbiamo inoltre ridotto parzialmente i nostri obiettivi prezzo/utili a dodici mesi – spiega Kreuzkamp – tuttavia sono ancora possibili modesti guadagni rispetto ai livelli attuali, poiché non siamo in un mercato ribassista”. “Inoltre – prosegue Kreuzkamp – la nostra view sulle azioni dei mercati emergenti, in particolare nella regione asiatica, è diventata meno negativa, grazie alla stabilizzazione di molte valute emergenti e dei prezzi delle materie prime”. Per quanto riguarda l’Eurozona e la Germania, Deutsche Am ha ridotto a neutrale la posizione a causa delle tensioni politiche, della crisi migratoria, della deframmentazione e radicalizzazione del contesto politico nonché dei rischi di una Brexit. “Sulle valutazioni pesano inoltre i deboli risultati trimestrali e la revisione al ribasso delle stime di consenso sugli utili 2016 – spiega Kreuzkamp – Dopo il “relief rally” seguito alla decisione espansiva della BCE, ravvisiamo un limitato potenziale di rialzo nel breve periodo“. Quanto ai settori, è stato ridotto a “neutrale” il settore finanziario. “Sebbene alcune aree geografiche presentino valutazioni interessanti, i tassi negativi introdotti da un crescente numero di Banche centrali e la curva dei rendimenti piatta negli Stati Uniti incidono pesantemente sui titoli finanziari“, dice Kreuzkamp.
Fixed income: puntare sugli investment grade Usa
Sul fronte dei titoli governativi dei Paesi centrali, le attese sono di rendimenti minimi per i prossimi dodici mesi, tuttavia altri segmenti del reddito fisso offrono potenziali opportunità di investimento. “Il segmento investment grade statunitense continuerà probabilmente a realizzare buone performance, con un mercato che sembra intenzionato ad assorbire elevati livelli di offerta – dice il gestore – E anche il segmento high yield dell’Eurozona dovrebbe continuare a beneficiare di una migliore qualità dei rating e della minore esposizione al settore energia rispetto all’high yield statunitense, anche se il calo della domanda dei mercati emergenti potrebbe penalizzare alcuni emittenti“. Degno di nota anche il debito dei mercati emergenti: la stabilizzazione delle valute locali dopo i netti ribassi dello scorso anno, associata alla prospettiva di minori rialzi dei tassi negli Stati Uniti, può creare un contesto più positivo. “Tuttavia riteniamo che in questa sottoclasse di attivo i fattori specifici relativi ai singoli Paesi continueranno a incidere quanto i trend generali”, è il parere di Kreuzkamp.
Petrolio: tendenze al rialzo
I recenti rialzi del prezzo del petrolio sono apparsi incoraggianti ma, secondo Deutsche AM, per parlare di una ripresa convincente sarà necessaria un’evidente riduzione delle scorte nel secondo semestre del 2016. “L’aumento del costo del capitale porrà probabilmente un freno alla produzione petrolifera, soprattutto negli Stati Uniti, alimentando ulteriori pressioni al rialzo sui prezzi”, dice Kreuzkamp. Che aggiunge: “Su un orizzonte di dodici mesi ci aspettiamo un prezzo del petrolio WTI di 50 dollari al barile“. Quanto all’oro, i prezzi potrebbero diminuire leggermente nel corso del 2016, nell’ipotesi che la Fed esegua altri due rialzi dei tassi nei prossimi dodici mesi e che il dollaro Usa continui a rafforzarsi.