Ricerca di rendimenti allettanti con gli ETF sui bond emergenti
Il rally estivo dei listini azionari non ha distolto le attenzioni degli investitori dall’universo del reddito fisso. Dal BlackRock Investment Institute’s ETP Landscape Report di agosto emerge infatti che lo scorso mese è continuato il trend di forte interesse verso i replicanti legati a indici obbligazionari con oltre la metà degli afflussi hanno riguardato gli ETP a reddito fisso, pari a 6,5 mld di dollari su un totale di 12,1 mld.
Per chi vuole diversificare, ma allo stesso tempo cercare rendimenti più generosi rispetto a quelli attualmente offerti da Bund, Treasury o Gilt, c’è l’alternativa dei bond emergenti. Nelle prime due settimane di settembre i maggiori beneficiari del clima di fiducia sui mercati sono stati i fondi sull’azionario europeo e quelli sull’equity globale, ma anche quelli sui bond dei mercati emergenti. “Restiamo cauti sui titoli di stato per ragioni legate alle valutazioni, mentre ravvisiamo un interessante livello di valore nelle obbligazioni dei mercati emergenti, oltre che di quelle corporate”, è il parere di Mark Burgess, Chief Investment Officer di Threadneedle, che sottolinea come gli spread sono ragionevoli e il rapporto tra rendimenti e liquidità è interessante, in un universo di investitori alla strenua ricerca di reddito.
Eugen Loeffler, CIO Fixed Income Asia Pacific di Allianz GI, relativamente al mercato obbligazionario asiatico, ritiene che oggi offra un attraente profilo di rischio e rendimento, grazie ai sostenibili livelli di debito pubblico nell’area, ai positivi fondamentali economici ed al potenziale di rivalutazione strutturale delle valute asiatiche. “Gli investitori delle economie mature possono diversificare il rischio del debito sovrano investendo in queste economie – aggiunge Loeffler – beneficiando inoltre di rendimenti più alti rispetto ai titoli di stato di paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Germania o Giappone”.
Risultano ancora relativamente pochi gli ETF che permettono di catturare l’andamento di indici obbligazionari emergenti. Tra quelli presenti a Milano il Lyxor ETF iBoxx $ Liquid Emerging Markets Sovereigns e l’Amundi ETF Global Emerging Bond Markit Iboxx vantano un saldo molto positivo da inizio anno (oltre +14%) con indice sottostante che si compone per entrambi gli ETF di 36 obbligazioni denominate in dollari statunitensi rivenienti a 21 differenti Paesi emergenti con massimi due bond per ogni Paese e, inoltre, nessun Paese può pesare più del 12,5% sul totale, percentuale che scende al 5% se il rapporto debito/Pil è pari o superiore all’80%. I Paesi maggiormente rappresentati nell’iBoxx $ Liquid Emerging Markets Sovereigns risultano Turchia, Brasile, Messico e Russia. Ma la forte diversificazione che caratterizza quest’indice permette di godere di una buona rappresentanza anche di bond di Paese emergenti di seconda fascia quali Filippine, Venezuela, Indonesia, Colombia e Perù. Le obbligazioni possono avere un rating compreso tra AAA e CCC e devono presentare un ammontare minimo di 500 milioni di dollari e una vita residua di almeno 2 anni.
Rialzo a doppia cifra nel 2012 anche per l’Ishares JP Morgan $ Emerging Markets Bond (+10,8%) che si rifà a un indice composto attualmente da 76 emissioni governative denominate in dollari con la prevalenza di titoli di Turchia, Brasile, Turchia, Filippine e Russia. Le obbligazioni devono presentare un importo minimo complessivo pari ad 1 miliardo di dollari e con una vita residua di almeno 2 anni. Infine il Db X-Trackers Emerging Markets Liquid Eurobond Index ETF (+14,3%), composto da strumenti di debito emessi da massimi 15 stati o enti quasi sovrani di America Latina, Asia, Paesi emergenti di Europa, Africa e Medio Oriente. Questo ETF ha recuperato terreno negli ultimi due mesi rispetto agli altri ETF bond governativi in virtù dell’effetto cambio. Infatti, rispetto agli altri tre presenta la copertura dal rischio cambio euro/dollaro, e fino a luglio aveva pagato rispetto agli altri il fatto di non beneficiare dell’effetto positivo dell’apprezzamento del dollaro rispetto alla divisa comune europea.
Tra le novità arrivate in Italia nell’ultimo anno spiccano poi gli ETF su bond emergenti in valuta locale. Sono due, l’iShares Barclays Capital Emerging Market Local Govt Bond fund e lo SPDR Barclays Capital Emerging Markets Local Bond ETF, ed entrambi investono in titoli fisici con l’obiettivo di replicare l’andamento dell’indice Barclays Capital Emerging Markets Local Currency Core Government, offrendo un’esposizione in valuta locale a obbligazioni di otto Paesi emergenti. L’investitore risulta pertanto esposto alle variazioni dei tassi di cambio tra euro e valute in cui sono denominate i titoli che compongono l’indice (da inizio anno il rialzo dell’indice è stato di oltre l’8%).