Report attacca Gucci, che risponde: 3 laboratori su 576 non sono realtà
Sono le borse di Gucci questa volta, dopo le oche di Moncler, ad essere entrate nel mirino di Report. Il programma condotto da Milena Gabanelli andato in onda ieri sera su Rai3 ha acceso i fari sul marchio italiano controllato dalla francese Kering, “affrontando la questione che ha distrutto e sta distruggendo un patrimonio importante per il Made in Italy: l’artigiano in regola che viene sostituito con i più concorrenziali cinesi”, si legge sul sito della trasmissione. “Parte della responsabilità di questo patrimonio dilapidato tocca a chi gestisce i marchi del lusso, in modo sempre più famelico e cercando di aumentare i propri fatturati a scapito di valori (anche economici) importanti. Al centro dell’inchiesta è finito questa volta il marchio italiano Gucci, di proprietà del gruppo francese Kering che da dieci anni garantisce una filiera etica e controllata grazie alla certificazione SA8000 sulla responsabilità sociale. Report è riuscita ad entrare ‘dentro’ il sistema e osservarlo per cinque mesi. Grazie alla denuncia di un artigiano e alle informazioni raccolte dal suo ‘socio’ cinese, Sabrina Giannini per la prima volta svela come funzionano realmente le ispezioni di Gucci”.
Pronta questa mattina la replica del diretto interessato. “Gucci si dissocia nel modo più assoluto dai contenuti e dalla forma del servizio mandato in onda domenica 21 dicembre nell’ambito della trasmissione Report. La signora Gabanelli non ha mai posto a Gucci alcuna domanda pertinente su quanto da cinque mesi stava girando. Telecamere nascoste o utilizzate in maniera inappropriata, solo in aziende selezionate ad arte da Report (3 laboratori su 576), non sono testimonianza della realtà Gucci”, ha spiegato l’azienda fiorentina in una nota, rispondendo punto per punto su mano d’opera, filiera, laboratori e prezzo del prodotto. “Il servizio ha accusato Gucci di consigliare l’utilizzo di “forza lavoro cinese a basso costo”. Tutto ciò è falso e destituito di ogni fondamento e fortemente diffamatorio“.
“Gucci – ha tenuto a precisare la nota – produce il 100% della pelletteria in Italia dando lavoro a oltre 7.000 addetti tra fornitori di primo livello (1.981) e fornitori di secondo livello. Di questi addetti, circa il 90% sono di nazionalità italiana, mentre tutte le 576 aziende sono italiane. Tutti i fornitori di primo e di secondo livello vengono regolarmente controllati (circa 1.300 verifiche l’anno, anche notturne) sul rispetto delle regole e il corretto trattamento delle persone. Ricordiamo che il lavoro notturno, se svolto secondo la normativa, non è reato: si chiama straordinario o turnazione”. E ancora: “Gucci ribadisce fortemente la correttezza del proprio operato impegnandosi a rendere sempre più efficaci le azioni conseguenti alle ispezioni, che saranno sempre più numerose“, ha concluso l’azienda.
Positiva Kering sulla Borsa di Parigi, il cui titolo segna al momento un rialzo dello 0,7% a 156,75 euro.