Renzi promette taglio tasse, ma c’è nodo coperture. Entro fine anno 16 mld per scongiurare aumento IVA
Giù le tasse. La dichiarazione d’intenti del premier Matteo Renzi dal palco dell’Expo ha subito aperto il dibattito sulle coperture necessarie per mettere in pratica la “tax revolution” annunciata dal premier nel corso dell’Assemblea Nazionale del Pd.
Via Tasi prima casa e giù Ires e Irap
La road map indicata da Renzi vede a partire già dal prossimo anno l’abolizione della tassa sulla prima casa per poi procedere nel 2017 con la riduzione di Ires e Irap e nel 2018 con un taglio delle aliquote Irpef sui redditi medio bassi e bonus 80 euro anche ai pensionati. Una serie di tagli alla tassazione che andrebbe a costare nell’arco del triennio una cifra complessiva probabilmente vicina ai 45 miliardi di euro.
Da sola, l’abolizione della Tasi sulla prima casa necessiterebbe di risorse per almeno 3,8 miliardi di euro. Nei programmi del premier c’è anche l’eliminazione dell’IMU sui terreni agricoli e sugli impianti industriali.
Vincoli di bilancio
Il governo dovrà però fare i conti con i stringenti vincoli di bilancio imposti dall’Europa con Roma che si è impegnata per il prossimo anno a portare il rapporto deficit/pil al 2,7%.
“Per tagliare le imposte il premier Renzi dovrà indicare quali capitoli di spesa andrà a razionalizzare – commenta la CGIA che ha assunto una posizione molto critica nei confronti delle promesse rilasciate sabato dall’ex sindaco di Firenze – diversamente i suoi annunci non appaiono attendibili”. Paolo Zabeo della Cgia sottolinea la difficile raccolta delle risorse per fare questa operazione visto che la crescita economica prevista nei prossimi anni sarà ancora molto contenuta e la situazione dei conti pubblici non consentirà di superare la soglia del 3 per cento del rapporto deficit/Pil. “Pur riconoscendo che con questo Governo si è invertita la tendenza – grazie all’introduzione del bonus degli 80 euro, alla decontribuzione totale per 36 mesi per coloro che assumono un dipendente a tempo indeterminato e all’abolizione dalla base imponibile Irap del costo del lavoro dei dipendenti con un contratto a tempo indeterminato – è necessario proseguire su questa strada, senza, però, lanciare promesse che rischiano di non essere mantenute”, ha rimarcato Zabeo.
Clausole di salvaguardia: servono 16,8 mld per evitare aumento Iva e accise carburanti
A rendere ancora più difficile la dichiarazione d’intenti di rivoluzionare la tassazione ci sono poi le scadenze per scongiurare un nuovo aumento dell’Iva: entro la fine di quest’anno l’Esecutivo dovrà reperire ben 16,8 miliardi di euro, altrimenti già dal prossimo mese di ottobre scatterà l’aumento delle accise sui carburanti e dal 2016 l’Iva subirà l’ennesimo ritocco all’insù.
A rendere ancora più difficile la dichiarazione d’intenti di rivoluzionare la tassazione ci sono poi le scadenze per scongiurare un nuovo aumento dell’Iva: entro la fine di quest’anno l’Esecutivo dovrà reperire ben 16,8 miliardi di euro, altrimenti già dal prossimo mese di ottobre scatterà l’aumento delle accise sui carburanti e dal 2016 l’Iva subirà l’ennesimo ritocco all’insù.
nel dettaglio entro il prossimo 30 settembre, il governo dovrà recuperare 728 milioni di euro per non far scattare l’aumento delle accise sui carburanti, poichè l’Ue ci ha bocciato l’estensione del reverse charge alla grande distribuzione. Con la prossima legge di stabilità che dovrà essere approvata entro la fine di quest’anno, invece, sarà necessario reperire altri 16 miliardi di euro circa per evitare che dall’inizio del 2016 scatti l’ aumento dell’Iva e la riduzione delle detrazioni e delle deduzioni fiscali.