Reddito cittadinanza, M5S attacca Tria. Il ministro minaccia le dimissioni, spread ostaggio di rumor
“M5S all’attacco del ministro, Tria minaccia le dimissioni”. La saga Tria continua e oggi, dopo la carrellata di rumor e smentite su un presunto disegno del M5S di Luigi Di Maio volto a cacciare il ministro dell’economia, La Stampa riporta altre indiscrezioni, secondo cui Tria, esasperato dalla tensione con i pentastellati creatasi con le minore risorse che la legge di bilancio destinerebbe al reddito di cittadinanza (5 miliardi, invece dei 10 miliardi reputati necessari, a loro volta già decurtati rispetto ai 17 miliardi di euro della proposta originale), avrebbe detto al premier Giuseppe Conte di essere pronto a mettersi da parte.
“Questa volta è stato Tria, secondo diverse fonti di Palazzo Chigi, a evocare le proprie dimissioni – scrive La Stampa – stufo di essere il bersaglio della crisi di nervi del M5S preoccupato di non riuscire a garantirsi la misura con cui ha conquistato il consenso oceanico del Meridione. Un risultato che vorrebbe sbandierare come un successo nella campagna elettorale per le Europee, per rosicchiare consenso a una Lega mai così forte e in ascesa“.
“E’ il primo pomeriggio – continua il quotidiano – quando in una telefonata al premier Giuseppe Conte, Tria si mostra amareggiato: “Se il problema sono io, ditelo, e assumiamocene tutti le conseguenze”.
Tria dunque amareggiato, ma anche esasperato da un ultimo attacco che sarebbe arrivato dal gruppo parlamentare del M5S, sotto la regia del vicepremier Luigi Di Maio.
Il caso è esploso ieri, quando l’Ansa ha riportato indiscrezioni sulla volontà del M5S di voltare le spalle al ministro, invocandone le dimissioni. Pomo della discordia, il reddito di cittadinanza, proposta cavallo di battaglia del partito di Di Maio, accolta con entusiasmo dall’elettorato italiano, soprattutto del Meridione: una proposta chiave, che si affianca alle altre che chiave presenti nel contratto di governo M5S-Lega, la flat tax e lo smantellamento della riforma Fornero. E una riforma che però ha sempre scatenato tra gli economisti il timore di un assistenzialismo eccessivo da parte dello Stato, se non di un deterrente a cercare lavoro.
Tria, in base a indiscrezioni stampa riportate qualche giorno fa, avrebbe dunque deciso di destinare al reddito di cittadinanza – che comunque si farà nella legge di bilancio – appena cinque miliardi di euro, la metà rispetto ai 10 miliardi considerati cruciali dal M5S per far partire la riforma. Di qui, il rumor dell’Ansa, secondo cui il movimento avrebbe lanciato un aut-aut al ministro: destini i 10 miliardi per la realizzazione della proposta, altrimenti..fuori. Subito dopo sono arrivate le smentite.
Oggi, l’articolo della Stampa, seguito di nuovo da altre smentite.
L’Ansa nel frattempo riporta che, secondo alcune fonti parlamentari, non confermate, il ministro avrebbe fatto presente che se continuano gli strappi potrebbe davvero decidere di lasciare“. Anche se poi “fonti del Mef puntualizzano che le indiscrezioni apparse oggi sulla stampa su possibili dimissioni del ministro Tria sono prive di fondamento“.
Lo spread BTP-Bund si conferma il diretto interessato della carrellata di indiscrezioni e smentite delle ultime ore, salendo e scendendo a seconda dei rumor che riguardano Tria, e per un motivo ben preciso: il ministro dell’economia è l’unico che viene considerato guardiano dei conti pubblici italiani.
Così la Stampa racconta il retroscena di ieri:
“In quei 40 minuti che passano tra il lancio di agenzia e la smentita di Palazzo Chigi, il ministro dell’Economia sente al telefono il premier Conte e il vicepremier Di Maio. Vuole sapere cosa sta succedendo, evoca un passo indietro, in alternativa pretende un chiarimento e una rettifica. Conte lo rassicura, lo stesso fa Di Maio che addossa la responsabilità dello sfogo ai parlamentari del M5S, giustificandoli: ‘Sono preoccupati – è il ragionamento di Di Maio con Tria – Bisogna capirli, abbiamo preso i voti sul reddito di cittadinanza. Devono tenere conto della base e degli elettori che non aspettano altro. Come facciamo a spiegare che non lo abbiamo potuto fare?“.
Poi, sempre stando alla Stampa, Di Maio conferma: “Il reddito lo facciamo. Andiamo avanti determinati assicurandoci di tenere i conti in ordine e senza chiedere le dimissioni di nessuno“.
Saliscendi inevitabile dello spread che, oltre a scontare le tensioni presenti nella maggioranza, in attesa delle prossime ore cruciali – in calendario prima l’asta dei BTP, poi l’annuncio della Bce sui tassi e la successiva conferenza stampa di Mario Draghi, si prepara a una giornata calda.