Record del petrolio a 78,8 dollari
Il petrolio mette a segno un nuovo record, viaggiando a grandi passi verso la soglia degli 80 dollari al barile. In un momento di incertezza per le Borse internazionali, è arrivata ieri da New York la notizia che il greggio ha registrato un nuovo massimo storico in area 78,8 dollari, prima di ritracciare a quota 76,53 dollari.
È tornata, dunque, a salire la febbre da oro nero. Ma cosa è successo? La nuova fiammata del greggio è stata alimentata dalla flessione, a sorpresa, delle scorte di petrolio americane comunicate dal Dipartimento per l’Energia e relative alla settimana terminata il 27 luglio. Gli stock statunitensi sono infatti calati di 6,5 milioni di barili per la quarta settimana di fila, a quota 344,5 milioni di barili (-1,85% a 333,7 milioni l’anno scorso). A questo si aggiungono le forniture zoppicanti della Nigeria e del Mare del Nord. In crescita, ma meno del previsto, le giacenze di benzina (+0,6 milioni di barili a 204,7 milioni) e quelle di distillati (compreso il gasolio da riscaldamento), di 2,8 milioni di barili a 126,5 milioni.
Il mercato sta alla finestra in attesa di nuovi sviluppi perché teme soprattutto il rischio di un deterioramento delle scorte di greggio, a fronte di un incremento dell’operatività delle raffinerie che stanno aumentando la produzione di carburanti e combustibili in vista dei mesi invernali. Il tasso di operatività è lievitato fino al 93,6%, ai massimi da 13 mesi.
Un triennio che ha visto l’oro nero viaggiare sulle montagne russe: passando dai 50 dollari del 2004 a oltre 78,70 dollari di questi giorni. Un dato allarmante perché in soli tre anni il rincaro ha superato i 27 dollari al barile.