Rallenta la crescita di Pechino, inflazione ai massimi degli ultimi 2 anni
La tigre cinese ruggisce, ma con meno vigore rispetto ai primi mesi dell’anno. I dati arrivati questa mattina da Pechino erano però abbastanza prevedibili dopo la mossa a sorpresa di due giorni fa della Banca centrale cinese, che ha alzato i tassi d’interesse dello 0,25% per la prima volta negli ultimi tre anni. La decisione della People’s Bank of China ha subito fatto scattare i timori tra gli investitori di un possibile surriscaldamento dell’economia e di un’esplosione dell’inflazione. Inoltre, sempre due giorni fa, la Banca Mondiale ha messo in guardia sul rischio di bolle nei Paesi asiatici, dovute soprattutto ad un ingente afflusso di capitali stranieri nell’area favoriti dai tassi vicino allo zero delle economie più avanzate.
I dati di questa mattina hanno confermato il sentiment degli ultimi giorni: il Pil cinese del terzo trimestre ha mostrato un progresso del 9,6%, sopra il consensus di Bloomberg fermo a +9,5%, ma in frenata rispetto al +10,3% del secondo trimestre e al +11,9% dei primi tre mesi dell’anno. Al tempo stesso, l’inflazione è schizzata del 3,6%, raggiungendo i livelli più alti degli ultimi due anni. La svalutazione del dollaro, inoltre, potrebbe aumentare i pericoli di spinte inflazionistiche, avendo l’effetto di far crescere i prezzi globali delle merci. La Banca centrale cinese ha comunque previsto di riuscire quest’anno a mantenere l’inflazione sotto la soglia del 3%.
Il pericolo di un rallentamento della crescita globale è stato alimentato anche dal Beige Book, pubblicato nella serata di ieri. Il rapporto della Federal Reserve ha evidenziato una crescita modesta dell’economia a stelle e strisce, mentre negli Stati Uniti continua il dibattito tra gli esponenti della Banca centrale sull’opportunità di introdurre nuove misure non convenzionali. “La discussione rimane molto animata anche se, alla luce delle indicazioni del Beige Book, sembra verosimile l’adozione di un secondo piano di acquisto di asset a lungo termine già nel Fomc del prossimo 3 novembre”, fanno notare gli economisti di Mps Capital Services.