Produzione industriale: Nomisma, paventare avvento Troika rischia di riacutizzare la crisi
"La produzione industriale ad ottobre (-0,1%) va peggio delle attese che generalmente scontavano qualcosa di positivo. L'indicazione che emerge è quella di un'industria che si muove su un sentiero sostanzialmente stagnante, frenata da una domanda interna ancora molto debole, appena compensata dal positivo - ma instabile - sostegno di quella estera". Così Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma, ha commentato i dati sulla produzione industriale relativi al mese di ottobre diffusi stamane dall'Istat.
"L'ultimo trimestre dell'anno ha, dunque, un inizio più deludente delle aspettative. Tale evoluzione, se non corretta in novembre-dicembre, non inciderà tanto sul risultato del Pil conseguibile nel 2014, che dovrebbe comunque attestarsi a -0,4%, quanto sull'abbassamento della base di partenza per il 2015: data l'entità dei numeri della ripresa di cui si sta parlando, un trascinamento sul prossimo anno, anche debolmente negativo, potrebbe cancellare un quarto e più della crescita attesa dai previsori per il 2015".
"Del resto quello della stagnazione è il segno dell'intera congiuntura europea. La produzione industriale in ottobre è aumentata un poco in Germania, ma è calata in Francia e Spagna anche più che in Italia, prolungando in questi Paesi un trend sostanzialmente strisciante. L'incendio dell'euro è stato contenuto dalla Bce nel settembre 2012, ma sotto la cenere è rimasta brace viva: basterebbe una lunga congiuntura senza crescita a riattizzarlo. Occorre, dunque, che le Istituzioni europee e la Germania si rendano conto che la stagnazione non può essere la strada che fa seguito alla recessione, pena il riesplodere della crisi in una fase in cui riserve di munizioni e capacità di resistenza europee si sono ridotte rispetto a quattro anni fa", continua De Nardis.
"In una simile situazione non si può rispondere minacciando conseguenze spiacevoli per i Paesi che non provvedono a un aggiustamento secondo le regole europee o paventando l'avvento della Troika. Queste affermazioni non fanno che alimentare insofferenza e rischi di riacutizzazione della crisi. Occorre invece operare concretamente per la realizzazione di politiche fiscali di vero sostegno della domanda a livello europeo e spingere per una decisa politica monetaria che aumenti l'inflazione in Germania e, quindi, nell'area euro", conclude De Nardis.
"L'ultimo trimestre dell'anno ha, dunque, un inizio più deludente delle aspettative. Tale evoluzione, se non corretta in novembre-dicembre, non inciderà tanto sul risultato del Pil conseguibile nel 2014, che dovrebbe comunque attestarsi a -0,4%, quanto sull'abbassamento della base di partenza per il 2015: data l'entità dei numeri della ripresa di cui si sta parlando, un trascinamento sul prossimo anno, anche debolmente negativo, potrebbe cancellare un quarto e più della crescita attesa dai previsori per il 2015".
"Del resto quello della stagnazione è il segno dell'intera congiuntura europea. La produzione industriale in ottobre è aumentata un poco in Germania, ma è calata in Francia e Spagna anche più che in Italia, prolungando in questi Paesi un trend sostanzialmente strisciante. L'incendio dell'euro è stato contenuto dalla Bce nel settembre 2012, ma sotto la cenere è rimasta brace viva: basterebbe una lunga congiuntura senza crescita a riattizzarlo. Occorre, dunque, che le Istituzioni europee e la Germania si rendano conto che la stagnazione non può essere la strada che fa seguito alla recessione, pena il riesplodere della crisi in una fase in cui riserve di munizioni e capacità di resistenza europee si sono ridotte rispetto a quattro anni fa", continua De Nardis.
"In una simile situazione non si può rispondere minacciando conseguenze spiacevoli per i Paesi che non provvedono a un aggiustamento secondo le regole europee o paventando l'avvento della Troika. Queste affermazioni non fanno che alimentare insofferenza e rischi di riacutizzazione della crisi. Occorre invece operare concretamente per la realizzazione di politiche fiscali di vero sostegno della domanda a livello europeo e spingere per una decisa politica monetaria che aumenti l'inflazione in Germania e, quindi, nell'area euro", conclude De Nardis.