Notizie Notizie Mondo I private si mettono in fila per quotarsi

I private si mettono in fila per quotarsi

26 Giugno 2007 06:47

Dopo Blackstone, il fondo di private equity statunitense che ha esordito brillantemente settimana scorsa a Wall Street, inizia ad allungarsi la fila dei fondi attivi nello stesso comparto che progettano di quotarsi in Borsa. Kohlberg Kravis Roberts (Kkr), diventuto famoso negli anni ’80 per l’acquisizione del gruppo RjR Nabisco mediante la maggiore operazione di leveraged buyout della storia (a cifre adeguate all’inflazione) nonché rivale storica di Blackstone, accarezza l’idea da tempo e avrebbe iniziato le procedure di valutazione per effettuare un’Ipo entro la fine dell’anno dando mandato a Citigroup e Morgan Stanley per la preparazione dell’operazione.
Si cerca di stringere i tempi anche perché, dovesse essere approvato il disegno di legge presentato da due senatori democratici statunitensi sull’adeguamento dell’aliquota di tassazione degli utili delle società di private equity (innalzamento dal 15 al 35%) la profittabilità del settore ne verrebbe sicuramente intaccata.


Eppure il mercato non sembra avere tenuto in minimo conto questo possibile effetto, premiando Blackstone, nel giorno del suo esordio, con un forte rialzo che nel corso della seduta ha toccato i 45 punti percentuali.


E non sono solo i grandi private equity americani a correre verso Wall Street. Anche il terzo gruppo europeo del settore, GLG Partners sembra avere come obiettivo la quotazione in Borsa dopo aver proceduto ieri a fondersi, mediante un’operazione di reverse acquisition, con il gruppo americano Freedom Acquisition Holdings. GLG, nata a metà anni ’90 come consociata di Lehman Brother e poi separata dalla capofila mediante un’operazione di spin off, presenta un curriculum di tutto rispetto nel settore essendo riuscita a garantire, lo scorso anno, performance sensibilmente superiori alla concorrenza. Ai prezzi di chiusura di venerdì scorso di Freedom, GLG varrebbe 3,4 miliardi di dollari. I suoi azionisti riceveranno un miliardo di dollari cash e 230 milioni di azioni di Freedom controllando il 72% della nuova entità. Freedom, già quotata dal 2006, utilizzerà quanto raccolto con l’Ipo e un finanziamento da 570 milioni di dollari proprio per portare a termine l’operazione di reverse acquisition.