Notizie Notizie Italia Prevale l’incertezza in Europa, Oltreoceano si aspettano segnali di fumo da Fed e Obama

Prevale l’incertezza in Europa, Oltreoceano si aspettano segnali di fumo da Fed e Obama

25 Gennaio 2011 14:29

Le Borse europee proseguono la seduta all’insegna dell’incertezza. Dopo un avvio intonato al rialzo i mercati hanno registrato un’inversione di tendenza dopo la diffusione dei dati del Regno Unito che vedono il Pil in ribasso dello 0,5% nel quarto trimestre del 2010, a fronte di un aumento dello 0,7% registrato nel trimestre precedente. Un dato nettamente peggiore rispetto alle attese. Il mercato è preoccupato dopo che il governo di Madrid ha ammesso ieri che il settore delle casse di risparmio ha bisogno di un’iniezione di liquidità. A Londra l’indice Ftse perde lo 0,36% a 5.922 punti, mentre l’indice madrileno lascia sul terreno lo 0,91% a 10.716. In ribasso anche Lisbona (-0,74% a 7.769), mentre a Piazza Affari il Ftse Mib perde l’1,04% a 21.926 punti. Sostanzialmente invariata la piazza di Parigi (-0,01% a 4.032), in rialzo invece Francoforte dove il Dax guadagna lo 0,19% a 7.081 punti.
 
Gli investitori attendono il discorso del presidente americano, Barack Obama, oltre che l’inizio della riunione della Federal Reserve, che si apre oggi per concludersi mercoledì, alle prese con il recupero accidentato della più grande economia del mondo. “L’attenzione del mercato non si concentra su un possibile aumento dei tassi, ma sul fatto che la Federale Reserve potrebbe adeguare il suo programma di acquisti di bond dopo i recenti indicatori deludenti, soprattutto sulla salute del mercato del lavoro”, spiegano gli analisti di Commerzbank. “Anche se la Fed non dovesse aumentare l’importo complessivo dei riacquisti, qualsiasi segno che l’istituzione è un pò meno ottimista sulla ripresa degli Stati Uniti rispetto alla sua ultima riunione potrebbe alimentare la speculazione su una nuova ondata di misure per sostenere l’economia”, avvertono gli esperti della banca tedesca.


Che questa settimana il focus sarà rivolto a due eventi al di là dell’Atlantico lo dicono pensano anche gli esperti di Mps Finance. “Il primo sarà la riunione del Fomc, in programma mercoledì 26, dove non ci aspettiamo novità né sul fronte tassi né su eventuali modifiche al QE2”, segnalano. Per gli economisti della banca senese sarà interessante vedere se la Fed “prenderà atto dei miglioramenti dell’economia delle ultime settimane, confermando nel comunicato l’impegno a mantenere i tassi bassi per un esteso periodo di tempo”. Il secondo appuntamento è fissato per venerdì 28 gennaio, quando verrà pubblicato il Pil Usa del quarto trimestre, che nella lettura anticipata dovrebbe mostrare un progresso del 3,5%. Intanto già oggi gli operatori presteranno quindi particolare attenzione alla pubblicazione dell’indice di fiducia dei consumatori degli Stati Uniti per gennaio.


L’attesa è già finita. L’indice S&P Case Shiller, relativo ai prezzi delle case nelle principali 20 città degli Stati Uniti, a novembre si è attestato a -1,59% a/a rispetto al -0,84% precedente. Gli analisti si aspettavano un dato a -1,60%. A sostenere il sentiment ieri ci hanno pensato anche il buon indicatore sull’attività privata nella zona euro nel mese di gennaio (Pmi) e le dichiarazioni del presidente della Bce, Jean-Claude Trichet che ha lanciato un nuovo monito contro l’inflazione e ha accennato di essere pronto ad aumentare i propri tassi di interesse, nonostante i problemi di bilancio di alcuni paesi. “Tuttavia, la speculazione su un previsto aumento dei tassi di interesse della Bce sembra fuori luogo data la pericolosa situazione in cui attualmente ci sono una serie di Paesi alla periferia della zona euro, come Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo”, osserva Michael Hewson, analista di Cmc Markets.


Niente rialzi dei tassi di interesse in Europa e Stati Uniti prima del 2012, secondo Mads Koefoed di Saxo Bank. “Le condizioni economiche ancora non lo permettono” ha dichiarato a Finanza.com scorsa settimana l’esperto. “La Federal Reserve è parsa molto prudente negli ultimi comunicati e d’altronde rimangono sul tappeto i problemi di un mercato immobiliare ben lontano dal tornare in salute e l’elevata disoccupazione”. La Federal Reserve verrà inoltre battuta in velocità dalla Bce: “La Fed ha un duplice mandato: deve tenere sotto controllo sia l’inflazione che la crescita economica. Difficilmente muoverà i tassi prima di un ritorno della disoccupazione sotto l’8%. La Bce, per contro, ha un unico compito, controllare i prezzi al consumo. Per questa ragione ritengo che agirà pre prima sulla leva dei tassi. Non prima del 2012, comunque”.


Eppure con quel “non abbiamo posizione precostituire sui tassi di interesse e siamo sempre pronti ad agire come richiesto dalla situazione”, Jean Claude Trichet il 14 gennaio è stato sibillino: ha iniziato a inviare ai mercati un messaggio importante, che in prospettiva potrebbe segnare l’inizio di un mutamento di rotta dall’attuale politica monetaria ultra-accomodante. “In questo momento un rialzo dei tassi sarebbe più un male che un bene”, è l’idea di Carsten Brzeski di Ing. “La periferia d’Europa è economicamente ancora troppo debole per poter digerire tassi più elevati; la crisi del debito sovrano è ancora lontana dall’essere superata e un rialzo dei tassi non fermerebbe l’incremento delle commodity. Tuttavia – prosegue l’economista – per l’Eurozona nel suo complesso, l’orientamento di politica monetaria si sta allentando sempre di più. D’ora in avanti, la Banca centrale europea è in prima linea per la difesa, sulla linea di fuoco, dell’Eurozona dalla crisi del debito sovrano. Una bassa inflazione ha dato la possibilità all’Eurotower di implementare le misure non convenzionali. Il meeting di ieri ha ribadito che questa resta ancora la priorità, ma con un aggiornamento: gli sviluppi sul fronte inflazionistico sono al centro dei pensieri per questo 2011”.