Notizie Notizie Italia Porte aperte agli aumenti di capitale. Adesso anche i big del credito italiano tremano

Porte aperte agli aumenti di capitale. Adesso anche i big del credito italiano tremano

1 Aprile 2011 12:43

Si stringono le maglie di controlli di Bankitalia sulla tenuta delle banche all’indomani degli stress test irlandesi. Palazzo Koch ha reso pubbliche le nuove disposizioni che le banche devono rispettare, già con le prossime assemblee di bilancio, in materia di remunerazione e di politiche di incentivo e che potranno poi applicare in dettaglio dal primo agosto 2011. Ma è su un altro terreno, molto più scivoloso, che si dovranno confrontare gli istituti che indossano la casacca tricolore: è quello del rafforzamento del capitale. Se agli inizi della crisi il settore degli sportelli italiano si presentava con migliori carte in mano rispetto all’Europa, adesso la qualità del credito è andata deteriorandosi e la partita ha assunto nuovi contorni. Risultato: non c’è più tanto da dormire sonni tranquilli, neanche se ti chiami Intesa Sanpaolo ed Unicredit. Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, è stato chiaro: ha chiesto a tutte le banche, nessuna esclusa, di comunicare eventuali operazioni di rafforzamento del capitale, prima della pubblicazione degli stress test a giugno.


Alle sollecitazioni di Palazzo Koch si sono sommate poi quelle del Ministero dell’Economia, Giulio Tremonti. Le Autorità monetarie e di Governo sono preoccupate per la nuova tornata di esame e per questo spingono per rafforzare entro giugno le situazioni patrimoniali più fragili. E così nuove ombre sulla capacità di tenuta del comparto finanziario si sono allungate, al di là dell’entusiasmo che si è respirato a Piazza Affari che ha chiuso il primo trimestre 2011 con la migliore performance sui mercati europei. Gli istituti tricolori si attrezzano per non rompere l’incantesimo. Per martedì 6 Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Popolare e Ubi dovrebbero trasmettere alla Banca d’Italia le prime simulazioni compiute sulla base degli indicatori e degli scenari forniti nelle scorse settimane. Ubi banca ha rotto il ghiaccio.


Il gruppo lombardo guidato da Victor Massiah in occasione della diffusione dei conti 20010 ha fatto l’annuncio bomba: ha messo in cantiere un aumento di capitale da un miliardo. Verrà realizzato entro l’estate. Una mossa che ufficialmente sarà imbastita in vista delle nuove regole di Basilea 3 e del varo del nuovo piano industriale, ma che secondo gli addetti ai lavori è maturata prendendo atto che sul mercato dei covered bond è in atto un restringimento del finanziamento domestico. In barba ai sospetti che gli investitori nutrono su Mps e Bpm, è Intesa Sanpaolo la prossima banca che potrebbe tirare fuori il cappello. Il fine settimana sarà foriero di verità. Secondo quanto ricostruito da Il Messaggero Authority, Tesoro e Bankitalia avrebbero sollecitato al numero uno della banca Corrado Passera sull’argomento patrimonializzazione. Il banchiere deciderà nei prossimi giorni.


I top bankers hanno ipotizzato una operazione da 5 miliardi di euro. E il mercato ci crede spingendo anche oggi il titolo in ribasso (-2,39% a 2,038 euro). Secondo il Messaggero, che cita l’ipotesi di un aumento da 5 miliardi, in alternativa alla ricapitalizzazione la banca potrebbe accelerare sull’Ipo di Fideuram e valorizzare Eurizon. Se dovesse passare l’ipotesi numero due l’operazione con molta probabilità sarà inserita nel piano di impresa che verrà deciso a Torino dai consigli di gestione e sorveglianza di martedì 5. “Tra le pieghe del comunicato di poche parole battuto da Piazza Scala questa mattina è questo il messaggio che arriva”, dice un analista di una primaria banca che preferisce mantenere l’anonimato convinto che l’aumento di capitale arriverà. Per un altro quotidiano un eventuale aumento potrebbe essere un’occasione per qualche fondo sovrano come quello cinese.


“Stanti le difficoltà nel cedere/collocare Fideuram in presenza di mercati azionari volatili e considerata la probabile inclusione di Intesa nella lista dei gruppi di rilevanza sistemica cui le Autorità richiederanno livelli di ratios di capitale superiori al 7% nel medio-lungo termine presumibilmente nel range 9-10%, ben si comprendono i timori degli investitori per una possibile ricapitalizzazione”, spiegano gli analisti di Centrosim. Secondo il broker è agevole calcolare che, per aumentare il core Tier 1 dell’1-1,5%, Intesa dovrebbe aumentare il capitale per 3,5-5,2 miliardi di euro. “Decisioni in merito sono attese per il prossimo 6 aprile, quando sarà annunciato e illustrato alla comunità finanziaria il nuovo piano industriale”. Al lavoro sui numeri anche gli esperti di Mediobanca Securities nel report uscito questa mattina, in cui hanno confermato il giudizio underperform con target a 2,40 euro.


“Stimiamo che 5 miliardi di euro potrebbero approssimativamente essere contabilizzati per +150 punti base di Core Tier 1, portandolo quindi in linea con le direttive di Basilea 3% all’8,5% dal 7%”, calcolano a Piazzetta Cuccia. “Questo non tiene conto del completamento delle cessioni di asset e la generazione interna di capitale per i prossimi due anni”. La sindrome aumenti di capitale potrebbe arrivare a lambire anche Piazza Cordusio, azzarda qualcuno sul mercato. E che Unicredit (-1,26% a 1,722 euro) sia guardata con sospetto dagli operatori lo prova la sua debacle in Piazza Affari. Ma come visto a Piazza Meda e a Rocca Salimbeni va in onda un copione già noto. “Penso che al momento Unicredit abbia una base di capitale adeguata e questo vale anche per il futuro prossimo”, ha risposto Manfred Bischoff, consigliere di UniCredit in rappresentanza degli interessi tedeschi. UniCredit, ha continuato, “risente naturalmente, sulla base del suo modello di business, in modo maggiore degli effetti della congiuntura economica in Europa dell’Est e in Italia, ma la banca è così ben posizionata che, secondo me, per il prossimo anno e il futuro più prossimo riuscirà a superare tutti i problemi”. Anzi secondo Bischoff, la base di capitale di Unicredit è “assolutamente adeguata” e la banca “può crescere ancora”.


Sarà anche, ma se adesso che i rapporti con la Libia potrebbero incrinarsi sotto le bombe della coalizione, anche per Piazza Cordusio i tempi potrebbero essere di nuovo maturi per mettere altro grano in cascina e questa volta – si chiede un analista – chi sarà a mettere i soldi? Ieri Massiag di Ubi ha detto sibillino: “bisogna capire se sono cambiate le regole del gioco: qualcuno giudica con le vecchie regole, qualcuno con le nuove”. In tempi di poche certezze, se anche il banchiere di sistema Corrado Passera che andava dicendo che dall’inizio della crisi la sua banca unica in Europa non aveva mai ricapitalizzato, dovesse davvero capitolare, il sistema della banche potrebbe essere davanti a “nuovo inizio”. E da Roma a Milano i banchieri sono avvisati.