Ponte Genova e Atlantia: M5S insiste nel chiedere testa Benetton. Colpo ad Autostrade dalla Consulta
Il ponte di Genova ricostruito dopo il crollo “va al concessionario”, ovvero ad Autostrade per l’Italia (Aspi) controllata dalla holding Atlantia che fa capo a sua volta ai Benetton. Ma anche no. Caos ASPI nel governo M5S-PD, con tutti che dicono il contrario di tutto. Pomo perenne della discordia è il ruolo che deve essere riconosciuto o disconosciuto alla famiglia Benetton, che il M5S vede come il principale elemento, in questa vicenda, che deve essere defenestrato. Il nuovo atto della saga Autostrade-Atlantia inizia ieri, con la dichiarazione della ministra per le Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli che conferma di aver firmato la lettera al sindaco di Genova Bucci, con cui viene stabilito che il Ponte ricostruito dopo il crollo “va al concessionario”, ovvero ad Autostrade per l’Italia. Così ieri a 24 Mattino su Radio 24: “Ho mandato una lettera perché abbiamo avuto una riunione in cui (Bucci) ha chiesto quali dovessero essere i percorsi la procedura collaudo, la consegna post inaugurazione va al concessionario”. Ed è a quel punto che si leva il coro M5S, puntellato da diverse voci. “Il Ponte di Genova non deve essere riconsegnato nelle mani dei Benetton. Non possiamo permetterlo. Questi irresponsabili devono ancora rendere conto di quanto è successo e non dovrebbero più gestire le autostrade italiane. Su questo il Movimento 5 stelle non arretra di un millimetro”, twitta Vito Crimi, capo politico del Movimento. “Sulla concessione delle autostrade il Governo ha lavorato senza sosta. Dopo aver raggiunto un risultato importantissimo, con il nuovo ponte Morandi costruito in meno di due anni, adesso è arrivato il momento di decidere, possibilmente entro questa settimana”, spiega, secondo quanto riportato da fonti del M5S, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, capo delegazione del Movimento 5 stelle. Dal suo account Twitter Roberta Lombardi capogruppo M5S al consiglio regionale del Lazio, tuona: “L’ho detto e lo ribadisco: le Autostrade sono un bene comune, non il bancomat dei Benetton! Avanti con la revoca delle concessioni! Lo dobbiamo alle vittime del Ponte Morandi di Genova e alle loro famiglie, ai cittadini e a noi stessi come M5S”. Scende in campo lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte:
Sono stato molto chiaro, ho detto che il dossier va chiuso. e quando si dice che il governo ha fatto una pessima figura chiedo di valutare il comportamento del governo al termine della procedura: vorrei poter chiudere ad horas, entro la settimana, non vorrei andare oltre. E’ una situazione paradossale e che rischia di diventare assurda. Fino a quando il concessionario è Autostrade il ponte non può che essere nella concessione ad Autostrade. Dobbiamo evitare una situazione paradossale e assurda e chiarire questo passaggio”. Scalpita contro i Benetton anche Stefano Buffagni (M5s), sottosegretario allo Sviluppo economico: “Rinviare non significa risolvere i problemi! Il conto, salato, alla fine si paga sempre. I cittadini ci hanno eletto per cambiare e decidere e non per avere ‘l’anime triste di coloro che visser sanza `nfamia e sanza lodo’ #NonInMioNome #ViaIBenetton”.
Una carrellata di commenti che viene chiarita dal M5S con un comunicato che viene diramato nel pomeriggio, quando viene diffusa la nota firmata dai deputati del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Ambiente e Trasporti alla Camera: L’affidamento del ponte di Genova ad Autostrade è solo “provvisorio”, dicono. “L’affidamento della concessione ad Autostrade del nuovo ponte di Genova è assolutamente temporaneo e provvisorio. Visto che come al solito non si perde occasione per creare polemiche strumentali, ricordiamo che il tratto è già in concessione ad Aspi. Scorporare una parte del ponte dal resto della concessione avrebbe significato altre lungaggini, ritardando così la consegna dell’opera ai cittadini e il ritorno alla circolazione dei veicoli. Per questo si è optato per l’affidamento temporaneo. Perché qualsiasi tipo di intervento avrebbe arrecato ulteriori disagi ai cittadini e a Genova”. Questo non cambia l’obiettivo pentastellato di dare il benservito ai Benetton: “La nostra posizione rimane sempre la stessa e continueremo a portarla avanti: rivedere alla radice il sistema delle concessioni, affinché ciò che è accaduto sul ponte Morandi, a causa dell’incuria di chi gestisce la società Autostrade, non si ripeta più e non resti impunito. L’unica cosa che conta ora è continuare a lavorare per il bene dei cittadini, cercando, con la riapertura di questo ponte, di ricucire almeno in parte una ferita gravissima che nessuno potrà dimenticare”.
DISCESA BENETTON E APERTURA DEL CAPITALE DI AUTOSTRADE
Così scrive oggi IL Sole 24 Ore, che sottolinea come “l’asso chiave da poter giocare per evitare la revoca potrebbe essere un passo indietro sostanziale della holding e dunque dei Benetton. Tra l’altro ieri la Corte Costituzionale ha esaminato in camera di consiglio le questioni sollevate dal Tar della Liguria riguardanti numerose disposizioni del Decreto legge n. 109 del 2018 (cosiddetto Decreto Genova) emanato dopo il crollo del Ponte Morandi, ritenendo non fondate le questioni relative all’esclusione legislativa di Aspi dalla procedura negoziata volta alla scelta delle imprese alle quali affidare le opere di demolizione e di ricostruzione. La decisione del Legislatore di non affidare ad Autostrade la ricostruzione del Ponte è stata determinata dalla eccezionale gravità della situazione che lo ha indotto, in via precauzionale, a non affidare i lavori alla società incaricata della manutenzione del Ponte stesso.
La Corte ha poi dichiarato inammissibili le questioni sull’analoga esclusione delle imprese collegate ad Aspi e quelle concernenti l’obbligo della concessionaria di far fronte alle spese di ricostruzione del Ponte e di esproprio delle aree interessate.
Praticamente, la Consulta ha definito lecito estromettere Aspi dalla ricostruzione a Genova. Uno schiaffo ad Aspi che, con la sentenza, vede la sua posizione contrattuale nei confronti del governo indebolita. Il cda della controllante Atlantia, non per niente, si riunirà oggi per valutare le prossime mosse da fare.
Dunque? Un articolo del Sole 24 Ore rileva che “fino ad oggi l’interlocutore chiave sul tema della ridefinizione dell’assetto societario è sempre stato F2i. Il fondo infrastrutturale è impegnato nel lancio di una nuova iniziativa che dovrebbe avere come asset chiave proprio la rete autostradale. Recentemente, con l’obiettivo tra le altre cose di farsi trovare pronto in caso di necessità, F2i ha deciso di snellire le procedure per l’eventuale lancio di un nuovo fondo: ora basta l’ok del cda e non più il sigillo dell’assemblea dei soci. In ragione anche di ciò, la sgr guidata da Renato Ravanelli ha avviato i contatti con diversi soggetti interessati a partecipare all’operazione. In particolare, come dato conto da Il Sole 24 Ore, tra questi ci sarebbe Poste Vita, pronta a mettere sul piatto fino a 300-400 milioni. Il dossier sarebbe arrivato anche all’attenzione di alcune Fondazioni e alcune casse di previdenza: Cassa Forense (avvocati), Enpam (medici), Inarcassa (architetti) e Cassa Geometri, che complessivamente gestiscono i contributi pensionistici di 1,2 milioni di cittadini. Tra i nuovi investitori di Aspi potrebbe figurare anche Cdp con un investimento diretto realizzabile attraverso la trasformazione in equity di parte del debito che Aspi ha in essere con la Cassa. Ora tutto ruota attorno ai futuri pesi nel capitale. Va ricordato, in ogni caso, che anche Macquarie, il fondo australiano si è affacciato sul dossier per valutare un possibile investimento, potenzialmente anche con una quota di minoranza. Il Sole ricorda anche che “nel capitale di Autostrade sono presenti con una quota complessiva del 12% anche Allianz, Edf e i cinesi Silk Road. A loro è garantito un diritto di prelazione, bisognerà capire se avranno intenzione di esercitarlo o meno al momento del potenziale riassetto”