Notizie Notizie Italia Pietro Colucci (Kinexia): l’utile 2010 segna un nuovo inizio

Pietro Colucci (Kinexia): l’utile 2010 segna un nuovo inizio

28 Marzo 2011 10:18

Il settore delle energie rinnovabili è nuovamente finito nelle ultime settimane al centro dell’attenzione di investitori ed esperti di mercato. Da una parte la crisi nucleare in Giappone, che ha spinto numerosi Governi a rivedere la loro visione sull’atomo. Dall’altra l’escalation di rivolte che ha colpito i Paesi del Nord Africa e Medio Oriente, un’area che rappresenta il 35% della produzione mondiale di petrolio. Senza dimenticare l’attesa per il decreto sulle energie rinnovabili che il Governo italiano presenterà la prossima settima. In questo clima di fermento, Finanza.com ha intervistato Pietro Colucci, presidente di Kinexia, società attiva nel campo delle rinnovabili quotata alla Borsa di Milano. Colucci ha spiegato a questa testata i risultati dell’esercizio 2010 e i progetti futuri della società.





I conti di Kinexia hanno mostrato una crescita rispetto al 2009, culminata con un ritorno all’utile per 1,3 milioni di euro. Il fatturato è decisamente salito a 98 milioni dai precedenti 16 milioni, mentre l’Ebitda è passato a 10 milioni da 1,2 milioni di euro. “Il bilancio 2010 rappresenta un nuovo inizio per Kinexia e l’arrivo dell’utile ne è la conferma più evidente”, commenta il presidente Colucci. Il Cda non ha distribuito il dividendo ma, assicura Colucci, per il 2011 “sarà una garanzia”. Kinexia ha strappato lo scorso anno importanti autorizzazioni nel fotovoltaico, sia in conto proprio sia per conto terzi. Il rovescio della medaglia riguarda il business eolico e le biomasse, dove i progetti per ora rimangono in stand-by.





“Il nostro business plan – spiega Pietro Colucci – è incentrato al 70% sull’eolico, ma i progetti in questo settore restano in stand-by. Abbiamo impianti autorizzati ma le banche fanno ancora fatica a finanziare tutte quelle fonti che non sono fotovoltaico”. Anche la confusione che aleggia sull’imminente decreto “rinnovabili” ha disincentivato le banche e i fondi istituzionali stranieri ad investire sul comparto italiano. “Il Governo ha il dovere di abbassare gli incentivi, che attualmente sono i più elevati d’Europa”, dichiara il numero uno di Kinexia aggiungendo che “il taglio non dovrà però essere drastico”. Alla fine del 2010 in Italia erano stati incentivati 7 mila MW di energia prodotta attraverso il fotovoltaico, per un totale di circa 70 miliardi di euro. Una cifra non troppo distante dall’obiettivo per il 2020, ovvero 8 mila MW sotto incentivi.





Tutta questa confusione intorno al decreto, potrebbe però “incentivare le piccole società attive nel settore delle rinnovabili ad uscire dai confini italiani”. Un modo per ingrandirsi e presentarsi nel migliore dei modi al grande fermento che dovrà affrontare il comparto nei prossimi anni, “quando si aprirà una stagione di concentrazione tra i diversi operatori”. Kinexia si sta già muovendo in questa direzione con un’attenzione particolare verso business innovativi come l’agroenergia, un filone delle rinnovabili che in Germania rappresenta una realtà consolidata. Il progetto prevede la costruzione di micro centrali di raccolta da 1 MW per produrre energia elettrica dalle coltivazioni cerealicole. “Potrebbe essere il fotovoltaico dei prossimi 5 anni – spiega Colucci – ed è un incentivo per la filiera agroalimentare. Kinexia sta progettando 10 impianti che, molto probabilmente, entreranno in produzione entro fine 2012”.






A livello patrimoniale, l’indebitamente finanziario al 31 dicembre 2010 si è attestato a 96,6 milioni di euro, in aumento dai 12,6 milioni di fine 2009 a causa soprattutto dell’acquisizione di SEI, azienda attiva nel business del teleriscaldamento. “Il miglioramento della patrimonializzazione sarà uno dei temi chiave del 2011”, assicura il presidente di Kinexia. Due possibili strade per migliorare il capitale: la quotazione di Waste Italia, la società di Colucci attiva nel business della gestione dei rifiuti, oppure una fusione tra Waste e Kinexia. Due ipotesi sul tavolo del management che vogliono portare ad un unico risultato: attirare l’interesse dei grandi fondi e recuperare risorse fresche da utilizzare per gli innovativi progetti futuri.