Piazza Affari chiude ancora in ribasso, ma lontano dai minimi intraday
La Borsa di Milano ha chiuso in ribasso una seduta estremamente volatile. L'indice Ftse Mib ha ceduto lo 0,93% a 15.112 punti, ma in mattinata era arrivato a toccare i 14.901 punti, ovvero i minimi dal novembre del 2012. Gli investitori sono ancora scossi dalle parole di Ben Bernanke, che mercoledì scorso ha dettato i tempi per la fine del quantitative easing. La prima parte di seduta è stata caratterizzata anche dai timori di un rallentamento della crescita cinese. Goldman Sachs ha tagliato le stime sul Pil di Pechino del secondo trimestre a +7,5% dal precedente +7,8 per cento. Il broker ha inoltre ridotto le previsioni sulla crescita della Cina sia per il 2013, a +7,4% dal +7,8% indicato in precedenza, e per il 2014, a +7,7% da +8,4 per cento. La reazione delle piazze asiatiche non si è fatta attendere: l'indice della Borsa di Shanghai ha perso oltre il 5%, registrando il tonfo peggiore dall'agosto del 2009. Nonostante l'andamento negativo di Wall Street, nel pomeriggio il listino milanese è però riuscito a recuperare terreno rispetto ai minimi.
A frenare il paniere principale di Milano lo stacco cedola di alcuni big di Piazza Affari, in primis Enel che ha lasciato sul parterre il 6,40% a 2,398 euro. Oltre ad Enel, lo stacco cedola ha impattato sulle performance di Terna, che ha ceduto il 4,78% a 3,11 euro, e di A2A, che ha perso il 7,78% a 0,563 euro. Nel comparto bancario la Popolare di Milano ha mostrato un tonfo del 7,50% a 0,334 euro dopo che l'assemblea dei soci ha approvato sabato l'aumento di capitale da 500 milioni di euro. Debole Mediobanca (-0,50% a 4,382 euro) ha rialzato la testa dopo che venerdì aveva ceduto circa 9 punti percentuali dopo la presentazione del piano industriale 2014-2016 che prevede una riduzione dell'esposizione azionaria per 2 miliardi di euro e l'addio ai patti di sindacato. Gli acquisti hanno invece premiato Intesa SanPaolo (+1,23% a 1,232 euro), Ubi Banca (+2,14% a 2,87 euro) e Unicredit (+2,20% a 3,724 euro). Fiat ha guadagnato il 3,80% a 5,33 euro dopo aver firmato venerdì il rinnovo di una linea di credito revolving triennale per 2 miliardi di euro con un gruppo di nove banche destinata a sostituire la linea di credito revolving da 1,95 miliardi di euro a tre anni originariamente firmata a luglio 2011.
A frenare il paniere principale di Milano lo stacco cedola di alcuni big di Piazza Affari, in primis Enel che ha lasciato sul parterre il 6,40% a 2,398 euro. Oltre ad Enel, lo stacco cedola ha impattato sulle performance di Terna, che ha ceduto il 4,78% a 3,11 euro, e di A2A, che ha perso il 7,78% a 0,563 euro. Nel comparto bancario la Popolare di Milano ha mostrato un tonfo del 7,50% a 0,334 euro dopo che l'assemblea dei soci ha approvato sabato l'aumento di capitale da 500 milioni di euro. Debole Mediobanca (-0,50% a 4,382 euro) ha rialzato la testa dopo che venerdì aveva ceduto circa 9 punti percentuali dopo la presentazione del piano industriale 2014-2016 che prevede una riduzione dell'esposizione azionaria per 2 miliardi di euro e l'addio ai patti di sindacato. Gli acquisti hanno invece premiato Intesa SanPaolo (+1,23% a 1,232 euro), Ubi Banca (+2,14% a 2,87 euro) e Unicredit (+2,20% a 3,724 euro). Fiat ha guadagnato il 3,80% a 5,33 euro dopo aver firmato venerdì il rinnovo di una linea di credito revolving triennale per 2 miliardi di euro con un gruppo di nove banche destinata a sostituire la linea di credito revolving da 1,95 miliardi di euro a tre anni originariamente firmata a luglio 2011.