Piano di austerity e conto finale, i dubbi del mercato sugli aiuti salva Atene
Il piano salva Grecia dovrebbe essere lanciato formalmente questa settimana, ma il mercato teme che la questione non sia chiusa e che il conto finale, per l’Europa, sarà più salato. Ieri l’Eurogruppo, riunito a Bruxelles, ha dato il via libera ad un intervento da 110 miliardi di euro, il maggiore mai approvato per il salvataggio di un Paese, con cui si spera di calmare investitori preoccupati che il futuro possa richiedere altre e costose misure per sanare i conti delle economie della zona euro.
Nel dettaglio Bruxelles metterà a disposizione 80 miliardi in tre anni, cui si aggiungeranno 30 miliardi del Fondo monetario internazionale. I primi prestiti, secondo fonti governative elleniche, arriveranno in tempo per permettere ad Atene di onorare la scadenza del 19 maggio, quando è dovuto il rimborso di debito per 9 miliardi di euro. Come contropartita la Grecia ha accettato di adottare un piano di taglio della spesa e aumento delle imposte da 30 miliardi di euro in tre anni. L’obiettivo è riportare il deficit del Paese alla soglia del 3% del Pil entro il 2014, dal 13,6% del 2009.
Nel frattempo i mercati si interrogano sulle reali capacità della Grecia di sostenere il piano di austerità adottato e sui timori di un possibile contagio della crisi finanziaria verso altro Paesi dell’Eurozona. Secondo alcuni economisti, tra cui il capo economista di Jp Morgan, l’Europa potrebbe finire per pagare un conto complessivo di 500-600 miliardi al salvataggio di Atene. “Sicuramente manca la convinzione che si tratti di una soluzione definitiva, ma sparare queste cifre serve solo ad alimentare la speculazione”, commenta Gianmaria Bergantino di Bank Insinger.
Il mercato deve poi digerire ancora un paio di questioni: il passaggio delle misure attraverso i parlamenti, soprattutto quello tedesco, “che provocherà qualche tensione sulle piazze finanziarie. Ogni partito, infatti, tirerà l’acqua al suo mulino in vista delle elezioni nel Nord Reno-Westfalia”, spiega Bergantino; in secondo luogo si deve interrogare sulla capacità di tenuta di piani come questo, tra pesanti misure di austerità e proteste politiche.