Petrolio: Cina e Russia penalizzano i prezzi
Avvio di settimana con il segno meno per le quotazioni del greggio, in rosso dello 0,72% a 55,5 dollari il barile. Indicazioni negative per i prezzi arrivano dalla Cina, che secondo quanto dichiarato dal premier Li Keqiang quest'anno dovrebbe registrare una riduzione della crescita economica dal 6,7 al 6,5 per cento, e dalla Russia.
Nonostante l'impegno a ridurre la produzione, a febbraio l'output russo di petrolio si è confermato a 11,11 milioni di barili giornalieri.
"Il principale fattore ribassista per il mercato oggi è rappresentato dalla riduzione dei target di crescita cinese e dall'irrigidimento della regolamentazione che implica una minore domanda di petrolio e, più in generale, di tutte le materie prime", ha detto Jeffrey Halley, senior market strategist di Oanda.
A penalizzare i prezzi è inoltre il rafforzamento del dollaro, visto che nella riunione in calendario a metà mese la Federal Reserve potrebbe varare un nuovo rialzo dei tassi a stelle e strisce.
Nonostante l'impegno a ridurre la produzione, a febbraio l'output russo di petrolio si è confermato a 11,11 milioni di barili giornalieri.
"Il principale fattore ribassista per il mercato oggi è rappresentato dalla riduzione dei target di crescita cinese e dall'irrigidimento della regolamentazione che implica una minore domanda di petrolio e, più in generale, di tutte le materie prime", ha detto Jeffrey Halley, senior market strategist di Oanda.
A penalizzare i prezzi è inoltre il rafforzamento del dollaro, visto che nella riunione in calendario a metà mese la Federal Reserve potrebbe varare un nuovo rialzo dei tassi a stelle e strisce.