Perché fidarsi ancora dell’Italia: ecco cosa dicono gli istituzionali che comprano Btp
“Con una mossa che potrà sembrare controcorrente, abbiamo deciso di acquistare titoli di Stato italiani a lunga scadenza, perché offrivano un rendimento allettante e – a nostro parere – un basso rischio di downside”. Lo spiega Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, in un commento al mercato dal titolo “Alla fin fine, tutte le strade portano a Roma”. Nel documento Bernard spiega di aspettarsi che la Bce, insieme all’Efsf riesca a frenare l’ascesa dei tassi di interesse. “Essendo probabilmente troppo grande per un’operazione di salvataggio – si legge ancora – l’Italia è un paese chiave per il futuro dell’area dell’euro”.
Vediamo perché dalle stesse parole dello strategist:
Da un lato (l’Italia, ndr) è il maggiore mercato obbligazionario d’Europa e il terzo del mondo dopo gli USA e il Giappone. L’Italia ha un pesante onere fiscale, con un rapporto debito-PIL del 120%. Per molto tempo ha registrato una crescita economica minima e ha perso di competitività dopo l’adozione dell’euro. D’altro canto, genera un notevole avanzo primario (pari quasi al 2% del PIL) e ha mantenuto stabile il rapporto debito -PIL dal 1992 (un’impresa senza pari tra i paesi dell’area dell’euro); inoltre sta attuando riforme strutturali e una profonda trasformazione del sistema pensionistico. La capacità dell’Italia di stabilizzare la dinamica del debito è molto maggiore di quanto pensino gran parte degli operatori.
Dire che gli attuali livelli dei tassi in Spagna e in Italia non sono accomodanti sarebbe un “understatement”. Al contrario: vista la situazione economica dei due paesi sono da considerarsi restrittivi. […] La causa è da attribuire alla mancanza di fiducia degli investitori nel futuro dell’euro e nella capacità della Spagna e dell’Italia di ottenere un livello di debito sostenibile.
La BCE, in stretta collaborazione con il Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF), sta lavorando su un progetto che le permetterà di intervenire sui mercati obbligazionari dei paesi che ne fanno richiesta. […] Naturalmente rimangono molti punti da chiarire prima che gli operatori di mercato comincino a credere in una soluzione della crisi del debito. Eventuali sorprese negative potrebbero far deragliare l’intero processo: il 12 settembre è attesa, per esempio, l’importante sentenza della Corte suprema della Germania che dovrà stabilire se il fondo salva-stati è conforme alla costituzione tedesca. Lo stesso giorno si terranno le elezioni nei Paesi Bassi. Infine, una minaccia permanente rimane l’incertezza sul programma di riduzione del debito in Grecia.
Nonostante i problemi esistenti, le recenti azioni delle autorità europee potrebbero segnare l’evento spartiacque tanto atteso dai mercati: per la prima volta dallo scoppio della crisi del debito sovrano nell’area dell’euro, nel tardo 2009, le autorità potrebbero aver guadagnato tempo nell’affrontare le questioni fondamentali sul tappeto, cioè una supervisione bancaria comune, controllo di bilancio, riforme strutturali o passi concreti verso un’unione politica più forte.