Paura ricapitalizzazione a Piazza Affari: Ubi banca rompe il ghiaccio. Indiziati Mps e Bpm
Ubi banca ha rotto il ghiaccio. L’istituto lombardo guidato da Victor Massiah in occasione della diffusione dei conti 20010 che si sono chiusi con un utile netto di 172,1 milioni, in calo rispetto ai 270,1 milioni del 2009, e con la proposta di distribuire un dividendo unitario di 15 centesimi, dimezzato rispetto ai 30 centesimi distribuiti nella primavera scorsa, ha fatto l’annuncio bomba: ha messo in cantiere un aumento di capitale da un miliardo. Verrà realizzato entro l’estate. Una mossa che ufficialmente sarà imbastita in vista delle nuove regole di Basilea 3 e del varo del nuovo piano industriale, ma che secondo gli addetti ai lavori è maturata prendendo atto che sul mercato dei covered bond è in atto un restringimento del finanziamento domestico. Tempi duri per chi chiede soldi al mercato, se poi ci si mette anche l’Euribor a tre mesi salito a 1,219%, ossia al massimo dal 19 giugno 2009.
Ce n’è abbastanza per far ripartire la caccia a chi sarà la prossima banca a tirare fuori il cappello. A Piazza Affari le banche vivono una seduta nella bufera. Mentre Ubi accusa uno scivolone del 9,67%, l’indiziata numero uno Bpm che oggi sarà impegnata in un cda da cui potrebbe arrivare l’annuncio dell’aumento di capitale cede il 6,35%. Vanno male le azioni del Banco Popolare (-6,30%), ancora sull’onda della delusione per i conti del 2010 e la cedola inferiore alle attese annunciata venerdì a Borsa chiusa. Non si salvano i due big del credito italiano: se Intesa Sanpaolo registra una flessione del 3,57%, Unicredit perde il 3,52%. Non riesce a salvarsi neanche Mps, che aveva avviato le contrattazioni in rialzo del 2% sfruttando i conti 2010 in forte miglioramento, ha invertito rotta e segna un ribasso del 5,7%.
Tanto rumore per nulla? Non proprio secondo gli analisti della banca Berstein convinti che l’operazione annunciata a sorpresa da Ubi abbia una duplice finalità: punto primo quella di mettere l’istituto in una posizione competitiva rispetto ai concorrenti poco capitalizzati e punto numero due quella di acquisire un vantaggio in eventuali operazioni di merger and acquisition che si presenteranno all’orizzonte. Però nel breve – ammette il broker che ha confermato la raccomandazione di market perform sulle azioni di Ubi – il titolo potrebbe risentirne, anche perché leggendo tra le pieghe dell’operazione l’aumento di capitale da un miliardo provocherà una diluzione dell’utile per azione 2011-2012 di Ubi del 12% circa. E poi c’è l’effetto domino.
Sempre secondo Berstein l’annuncio a sorpresa di Ubi nel breve periodo finirà per pesare infatti anche su Mps, che a detta della banca d’affari avrebbe bisogno di una ricapitalizzazione da 1,5 miliardi. Il quadro penalizzerà Bpm alle prese da tempo con lo spauracchio dell’aumento. Oggi per la banca cooperativa di Piazza Meda potrebbe essere l’ora della verità: di ricapitalizzazione si parlerà con molta probabilità nel corso dell’odierno consiglio di amministrazione. I sindacati-azionisti della Bpm nei giorni scorsi avevano fatto muro alla proposta del presidente Massimo Ponzellini, ma l’epilogo dopo l’apertura dei cugini di Ubi banca adesso potrebbe essere diverso. Anche perché non ultimo anche il Banco Popolare ha appena messo in cascina 2 miliardi di euro e il rischio della Milano è quello di ritrovarsi ultima tra le grandi cooperative a ricapitalizzare a un prezzo sempre più salato.
Berstein esclude l’annuncio di un aumento di capitale per Intesa Sanpaolo in vista del piano industriale in calendario il prossimo 6 aprile. Comunque, si legge nello studio, “chiaramente la pressione su un miglioramento dei ratios di capitale attraverso operazioni straordinarie come l’Ipo Fideuram, la possibile vendita o la joint venture nelle attività assicurative è aumentata”. Cambiando campana, la musica non cambia. “L’inatteso aumento di capitale di Ubi Banca certamente porterà alla ribalta il tema della capitalizzazione delle altre banche”, segnalano gli analisti di Equita. “Intesa Sanpaolo ha chiuso il 2010 con un core tier1 di 7,9% e stimiamo che nel 2013 post Basilea 3 possa essere al 9,3% con alcune operazioni di capital management”, argomentano gli esperti della sim milanese. “Quindi siamo ancora convinti che possa evitare l’aumento, anche perché era la banca uscita meglio dagli stress test 2010 con un impatto negativo di 10 punti base”.
Passando all’altro big del credito tricolore, Unicredit, gli analisti ricordano che Piazza Cordusio ha chiuso il 2010 con un Core tier1 di 8,6% e stimano che nel 2013 post Basilea 3 possa essere a 8,5%, quindi “avrebbe bisogno di qualche dismissione per essere in zona più sicura”. Passando alla vera zona rossa degli sportelli italiani, “Mps ha un core Tier 1 2010 ex MEF bonds di 6,5%: secondo noi il mercato sconta un aumento di capitale da almeno 1,5 miliardi, che già includiamo nelle nostre stime”. Mentre – concludono a Equita – Bpm ha un Core Tier 1 2010 ex MEF bonds di 6,8% e 500 milioni di MEF bonds: in caso di aumento di capitale da 600 milioni, la diluizione ulteriore rispetto alla conversione del mandatory da 400 milioni, già compresa nelle stime, sarebbe di circa 10%”.