Patuelli (Abi): spread è una tassa per le banche e impoverisce gli italiani, con Lira tassi erano al 19,5%
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Il rischio Italia rimane alto sui mercati e i Btp sono tornati sotto pressione negli ultimi giorni. Lo spread Btp-Bund si è spinto oggi a ridosso di quota 270 punti base con tasso del Btp decennale arrivato fino al 3,10%, non lontano dai picchi del 29 maggio (3,13%) che corrispondono con i livelli più alti dal 2014.
“Lo spread è una tassa che l’Italia paga sui mercati internazionali – taglia corto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli – più cresce e più si impoverisce l’Italia e più si complica la vita alle banche”. Un aumento dello spread rischia infatti di intaccare i livelli patrimoniali delle banche che hanno in portafoglio una quantità elevata di titoli di Stato. Intervenuto al convegno Acri, Patuelli ha sottolineato come lo spread in crescita è preoccupante per l’Italia “perchè in precedenza viaggiava in una direzione di maggiore benessere per tutti e lo spread è una tassa che l’Italia paga sui mercati internazionali”. Patuelli ha rimarcato anche come l’Italia purtroppo non si giova di una storia virtuosa su debito e deficit e comunque i rialzi dei tassi di queste settimane siano poca cosa rispetto ai tassi con la lira che agli inizi degli anni ‘80 erano addirittura al 19,5% con una moneta debole.
Rossi (Bankitalia): rialzo spread non è causato da demoniaca speculazione
Sul tema spread è intervenuta anche Bankitalia. “L’aumento dello spread non è frutto di una demoniaca e misteriosa manovra da parte di pochi speculatori – ha detto oggi Salvatore Rossi, direttore generale di Bankitalia – ma dipende dal maggior rischio percepito sull’Italia”. Davanti al rischio che un paese come l’Italia possa uscire dall’euro, ha aggiunto Rossi, i gestori dei nostri risparmi si coprono vendendo i titoli e la speculazione si accoda a tale movimento.
Differenziale con Spagna ai massimi dal 2012
Oggi i Btp continuano a fare peggio degli altri bond governativi dell’area euro. Lo spread è infatti in allargamento non solo contro il Bund ma anche contro i cosiddetti periferici. In particolare il differenziale di rendimento tra Btp e Bonos si è spinto fino a 161 punti base, livello massimo dal 2012.
“L’incertezza politica italiana, relativa alle dichiarazioni sulle modalità di implementazione del contratto di governo, sta riproponendo una debolezza dei titoli italiani, con tassi in rialzo su tutta la curva”, argomentano gli analisti di MPS Capital Services.
“Le pressioni sui Btp a breve termine sono state aggravate dalla combinazione fra due fattori tecnici – sottolinea il report di giugno di Anima – il posizionamento sbilanciato degli investitori, costretti in alcuni casi a liquidare le posizioni per l’impennata della volatilità e la mancanza di liquidità sul mercato, con volumi di contrattazione molto modesti”.