Oro: Gfms, domanda stimata in calo nella seconda metà dell’anno
Nella seconda metà dell'anno la domanda di oro registrerà un calo in scia dei minori acquisti di lingotti e di un rallentamento delle richieste da parte delle banche centrali. È quando si legge nel primo aggiornamento al "Gold Survey 2013" pubblicato dalla società di consulenza Gfms. Secondo i dati diffusi dalla società londinese, la domanda di oro nella seconda parte dell'anno scenderà a 2.237 tonnellate, al di sotto sia delle 2.309 tonnellate di un anno fa e sia delle 2.533 tonnellate messe a segno nella prima metà dell'anno.
Tra gennaio e giugno 2013 la crescita delle richieste è stata guidata dal +23% messo a segno dalla domanda da parte dell'industria orafa, salita nei primi sei mesi ai massimi dal 2007 a 1.137 tonnellate (+41% per le richieste in arrivo dalla Cina). Segno meno invece per gli acquisti da parte delle banche centrali che dopo le 191 tonnellate del primo semestre, il 32% in meno rispetto a un anno fa, nel secondo semestre sono viste a 170 tonnellate.
Nonostante la contrazione delle richieste, Gfms si attende una crescita dei prezzi fino a 1.500 dollari l'oncia, quasi il 13% in più rispetto ai livelli attuali. "Nonostante il miglioramento delle prospettive per l'economia statunitense abbia incrementato le probabilità che la Fed inizi a ridurre il suo piano di acquisto asset nel meeting di settembre, la maggior parte dei fattori negativi sono già prezzati".
Tra gennaio e giugno 2013 la crescita delle richieste è stata guidata dal +23% messo a segno dalla domanda da parte dell'industria orafa, salita nei primi sei mesi ai massimi dal 2007 a 1.137 tonnellate (+41% per le richieste in arrivo dalla Cina). Segno meno invece per gli acquisti da parte delle banche centrali che dopo le 191 tonnellate del primo semestre, il 32% in meno rispetto a un anno fa, nel secondo semestre sono viste a 170 tonnellate.
Nonostante la contrazione delle richieste, Gfms si attende una crescita dei prezzi fino a 1.500 dollari l'oncia, quasi il 13% in più rispetto ai livelli attuali. "Nonostante il miglioramento delle prospettive per l'economia statunitense abbia incrementato le probabilità che la Fed inizi a ridurre il suo piano di acquisto asset nel meeting di settembre, la maggior parte dei fattori negativi sono già prezzati".