L’Opec taglia, ma gli investitori in commodity restano in allerta
Il petrolio Brent è sceso nella notte sotto i 100 dollari per la prima volta dal marzo scorso, l’oro in Asia è caduto ben al di sotto degli 800 dollari per toccare i minimi degli ultimi 10 mesi. E non basta che il greggio si sia leggermente rafforzato in mattinata dopo l’inaspettata decisione del vertice Opec di tagliare di 530mila barili la produzione giornaliera. Appare intatta la tendenza degli investitori ad abbandonare la nave delle commodity.
Dall’11 luglio scorso, giorno del record del Wti a 147 dollari, il greggio americano ha lasciato sul terreno poco meno del 30%, mentre l’oro da marzo ha perso più di un quinto del suo valore e anche i metalli industriali hanno intrapreso una profonda spirale ribassista.
Oltre a motivazioni abusate quali le prospettive di rallentamento economico globale e il contemporaneo apprezzamento del dollaro, sulla discesa delle commodity ha inciso la componente finanziaria. Non c’è però bisogno di chiamare in causa la speculazione. Secondo uno studio citato da Bloomberg, dai record del luglio scorso al 2 settembre scorso gli investitori su indici che seguono le commodity avrebbero venduto future sul solo petrolio per un valore di 39 miliardi di dollari.