Ok dl crescita ‘salvo intese’, no rimborsi risparmiatori truffati. Scontro Di Maio-Tria, ‘ministro Tesoro esautorato?’
Un CdM fiume, durato più di tre ore, che ha sfornato un Dl crescita “salvo intese” e che ha rinviato la decisione sui risarcimenti da erogare ai risparmiatori cosiddetti truffati, quelli che sono stati coinvolti nelle varie crisi bancarie italiane degli ultimi anni.
Duro scontro, riportano più fonti, tra il ministro dell’economia Giovanni Tria e il vicepremier, leader del M5S e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio che, stando a quanto fa notare oggi il Messaggero, è “terrorizzato dall’idea di arrivare al voto europeo senza aver distribuito il miliardo e mezzo di euro stanziato per i 300 mila truffati dagli istituti di credito”.
Dunque?
Dunque a Di Maio sarebbe venuta l’idea di far firmare allo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte i decreti attuativi, per rendere effettivi quei rimborsi.
Il Messaggero riporta di fatto che, durante la notte, avanza “l’ipotesi che Conte possa firmare al posto di Tria i decreti attuativi. Un epilogo che sarebbe una vera e propria bomba, con il ministro del Tesoro esautorato e Lega e M5S soddisfatti in vista delle Europee”.
Lunedì il premier Giuseppe Conte dovrebbe in ogni caso incontrare le associazioni dei risparmiatori per informarsi e trovare un accordo su come dar vita alle nuove norme per i rimborsi. Il vicepremier Di Maio è stato, d’altronde, chiaro:
“Questa norma dovrà essere scritta dopo aver ascoltato i risparmiatori, non accetterò alcuna regola che non abbia il loro consenso”. A questo punto, si potrebbe tornare ad affrontare la questione in occasione del prossimo CdM, molto probabilmente il 9 aprile.
Perde la pazienza anche la Lega di Matteo Salvini: “Troppi no e troppa lentezza. Serve un cambio di passo. La Lega vuole più concretezza. Ci aspettiamo risposte serie e reali per i risparmiatori (lunedì deve arrivare lo sblocco agli indennizzi per i truffati) ma basta bloccare il paese con i no”.
Così, al termine del Cdm sul decreto crescita e i rimborsi ai risparmiatori truffati. “Devono partire cantieri, opere, flat tax, bisogna togliere la burocrazia inutile, riformare il codice degli appalti, fare la riforma della giustizia per avere tempi certi. Alle parole ora devono seguire i fatti”.
Perchè Tria non firma decreto risparmiatori
Proprio stamattina, il ministro Tria chiarisce meglio perché continua a non firmare quei decreti attuativi a favore dei risparmiatori. Arrivando all’Eurogruppo di Bucarest, ai microfoni di Sky Tg24, dice che il decreto sui rimborsi ai rispamiatori truffati si farà “seguendo le regole”.
“Dobbiamo pagare tutti – ha detto il titolare del Tesoro- e dobbiamo fare in modo che siano pagati il prima possibile e vogliamo condividerlo con i rispamiatori”. “Stiamo cercando le norme più adatte, secondo le regole, perché altrimenti non si possono pagare” – ha continuato Tria – rispondendo, al cronista che gli ha chiesto se si sentisse sotto attacco, che “andiamo avanti tranquillamente”.
Il Messaggero racconta ciò che è accuto ieri, nel CdM più lungo della storia del M5S:
“Nel Consiglio dei ministri più lungo (oltre tre ore) dell’era giallo-verde, assente Salvini impegnato al G7 dei ministri dell’Interno, è andato in scena il copione preparato durante la zuffa della vigilia. Tria, deciso a vendere cara la pelle, ha gettato sul tavolo le sue tesi. La prima: per evitare una procedura d’infrazione e il rischio di essere inquisito insieme ai funzionari del Mef per danno erariale, in base alle regole europee sul bail in (condivisione delle perdite da parte di azionisti e obbligazionisti subordinati) non si possono varare i decreti attuativi del Fondo di indennizzo per i risparmiatori (Fir) senza una nuova norma di legge. La seconda: la soluzione è il doppio binario per i ristori con una corsia preferenziale per i risparmiatori truffati con un Isee inferiore a 35 mila euro e un patrimonio fino a 100 mila euro e controlli arbitrali per tutti gli altri. E ha spiegato: “Non lo faccio perché non intendo procedere con i rimborsi, dico queste cose proprio perché se non si cambia la norma i risparmiatori non potranno essere rimborsati”.
Riguardo al decreto crescita, l’Ansa riporta che “il dl rischia di ingrossarsi fino a contenere oltre 50 (c’è chi dice 80) articoli ma fonti governative dicono che così rischia di non passare il vaglio del Colle e quindi servirà un supplemento di esame”.
“Dentro c’è la norma su Alitalia voluta dal ministero guidato da Di Maio per convertire il prestito ponte di Alitalia in equity e consentire eventualmente allo Stato di entrare nella newco. E potrebbe esserci anche una norma sull’Ilva. Il premier annuncia che è in dirittura d’arrivo anche il decreto sblocca cantieri approvato salvo intese in Cdm due settimane fa: dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta ufficiale in due o tre giorni. Ma in serata il testo non risulta giunto al Quirinale”.
All’interno del dl crescita c’è, tra le altre cose, anche la sostituzione della mini-Ires con una nuova versione che prevede un meccanismo più semplice, e che punta alla (riduzione progressiva dell’aliquota – fino al 20% nel caso dell’Ires) sugli utili accantonati a riserve disponibili, senza porre – spiega Il Sole 24 Ore – alcuna ulteriore condizione di reinvestimento degli stessi utili in beni strumentali o in nuove assunzioni”.
Il Sole ricorda che “la misura originaria -introdotta dalla Legge di Bilancio per il 2019 – recava un nuovo regime di imposizione sui redditi ad aliquota agevolata volto a incentivare il reinvestimento degli utili per l’acquisizione di beni strumentali materiali nuovi e per l’incremento dell’occupazione che, al verificarsi congiunto di determinate condizioni, attribuiva al contribuente la possibilità di beneficiare dell’aliquota dell’imposta sui redditi di 9 punti percentuali”. ma “sin da subito, l’agevolazione era apparsa complessa e di non immediata applicazione”.
Arriva l’aumento dal 40 al 50% della deducibilità dell’Imu dal reddito d’impresa e di lavoro autonomo relativa agli immobili strumentali oltre al rinnovo del superammortamento al 130%. Quest’ultimo viene prorogato per gli investimenti effettuati dal primo aprile 2019 fino alla fine dell’anno con le stesse condizioni previste per l’anno 2018 ma con un tetto per la quota di investimenti fissato a 2,5 milioni di euro.
Via libera alla norma del provvedimento che prevede uno stanziamento di 500 milioni di euro in favore dei comuni di tutta Italia per avviare opere pubbliche in materia di efficientamento energetico e di sviluppo sostenibile sul territorio.
Approvato anche lo stanziamento di 300 milioni per le Zes (Le Zone economiche speciali). “Renderemo ancora più attrattiva, per le imprese che vogliano investire al Sud Italia, la possibilità di insediarsi e programmare investimenti nelle Zone economiche speciali”, ha detto il ministro per il Sud Barbara Lezzi al termine del Cdm.
“Nello specifico, saranno 50 milioni per il 2019, 150 nel 2020 e 100 milioni nel 2021. Si tratta di un importante risultato che fa seguito ai numerosi interventi già realizzati in favore del Sud da me e dal governo di cui faccio parte. Con lo stanziamento odierno, effettuato grazie al Fondo sviluppo e coesione, andiamo a incrementare il fondo per le Zes che già contiene i 250 milioni stanziati per le agevolazioni sul credito di imposta”.