Oggi va in scena lo sciopero della pastasciutta (e non solo)
Un bel piatto di pastasciutta fumante con un bel condimento all’italiana? Scordatevelo, almeno per oggi. Da giorni infatti le associazioni a tutela dei consumatori Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori, con la partecipazione, per la prima volta, di Coldiretti, hanno indetto uno sciopero per il 13 settembre per protestare contro il caro vita e l’aumento generalizzato dei prezzi. E proprio pasta, spaghetti e maccheroni sono tra gli imputati numero uno, con l’accusa di avere fatto registrare aumento fino a 20 centesimi in più al chilogrammo.
La protesta, insomma, è contro la stangata su prezzi e tariffe che si è abbattuta sulle famiglie italiane in tutti i settori produttivi, ma soprattutto nei generi alimentari di prima necessità (pane, pasta, latte, verdure, caffè, ecc.), nei trasporti (treni dei pendolari, benzine, bollo auto, tariffe bus e metro, revisione auto e moto), nella scuola (costi dei libri con aumenti minimi del 5% e corredi scolastici che si sono impennati del 12%), nelle assicurazioni auto e moto (medie di +4,1% con punte del 10%). Nel complesso, le associazioni dei consumatori stimano per gli italiani un aumento di poco più di 700 euro che pesa sulla schiena delle famiglie a causa del rialzo dei prezzi di acqua, gas e luce, Rc Auto, trasporti pubblici, benzina e gasolio da riscaldamento, generi alimentari, libri scolastici e accessori per mandare i figli a scuola, bolli, revisione auto.
Non solo, ma Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori, nel confermare lo sciopero della spesa per oggi, richiamano l’attenzione del Governo anche sul problema della sostenibilità dei mutui a tasso variabile “per impedire che tante famiglie (3,2 milioni), che hanno contratto mutui a tasso variabile, possano subire ulteriori stangate da 168 a 350 euro per l’arbitrario aumento e il vero e proprio abuso di mercato delle banche, leste ad aumentare i tassi Euribor sui prestiti” e, per contro, “distratte a trasferire gli analoghi aumenti sui depositi e libretti di risparmio, nonostante il decreto Bersani”. Il decreto legge Bersani sulle liberalizzazioni, infatti, all’articolo 10 (“Condizioni contrattuali dei conti correnti bancari”) impone alle banche che “le variazioni dipendenti da modifiche del tasso di riferimento” debbano essere apportate “contestualmente e in pari misura, sia sui tassi debitori sia su quelli creditori”. Dunque, i ritocchi sui tassi devono essere fatti dalle banche sia all’insù sia all’ingiù.
E proprio il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, insieme con il ministro delle Politiche Agricole, Paolo De Castro, ha preso parte a un incontro ieri con i rappresentati della grande distribuzione, per mettere nero su bianco un impegno sul contenimento dei prezzi. Dall’incontro è emerso che almeno fino alla fine di quest’anno i prezzi dei beni alimentari saranno contenuti entro l’inflazione, mentre la guardia di Finanza vigilerà attentamente per evitare ogni forma di speculazione. Qualche giorno fa Coldiretti ha messo in evidenza che ci sarebbe proprio il problema della speculazione dietro l’impennata del prezzo di un bene di prima necessità come il pane. Basti pensare che nel 1985 il prezzo del grano si attestava a 23 centesimi al chilogrammo, mentre quello del pane stazionava a 52 centesimi. Oggi invece un chilo di grano è venduto al prezzo di circa 22 centesimi mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini a valori variabili attorno ai 2,7 euro al chilo, arrivando tuttavia fino ai 5 euro e anche più per quelli più elaborati.