Obama parte sfavorito nelle elezioni di mid term, i repubblicani vogliono il Congresso
Il momento della verità per Barack Obama è arrivato. Domani gli americani saranno chiamati alle urne per rinnovare l’intera Camera, un terzo del Senato e 37 governatori su 50. Sono le cosiddette elezioni di “mid term” che, come capita di frequente, si sono trasformate in un referendum sul presidente eletto due anni fa. Gli ultimi sondaggi parlano di un ribaltone alla Camera, che passerebbe quindi in mano ai repubblicani, mentre l’esito al Senato è più incerto che mai. Obama sa di rischiare tutto e, se le previsioni dovessero venir confermate, il prossimo biennio potrebbe essere il teatro del “gridlock”, ovvero della paralisi di Governo con un presidente democratico e un Congresso in mano al Grand Old Party.
Tutto il dibattito intorno alle elezioni ruota intorno all’economia. E non potrebbe essere altrimenti, vista la fatica dell’America a rialzarsi dalla più grande recessione mai capitata dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. La prima lettura del Pil del terzo trimestre ha certificato questa debolezza: +2% dopo il +1,7% del secondo trimestre, i più bassi livelli di crescita in un periodo post-recessione. Ma la grande spina nel fianco dell’amministrazione Obama si chiama disoccupazione. La percentuale dei senza lavoro sfiora i 10 punti percentuali, per salire negli Stati più popolosi: California, Florida, Michigan. La Florida, inoltre, detiene un primato non invidiabile: il record dei pignoramenti di case, saliti del 12% a 157 mila case nel periodo luglio-settembre.
Tutti fattori che hanno portato alla ribalta le posizioni più estremiste in entrambi i partiti, mentre il consenso verso Obama è sceso in maniera sensibile al 45% dal 54% di un anno fa. Il presidente in questi due anni non è però rimasto con le mani in mano: ha varato nel febbraio 2009 un maxi pacchetto di stimolo anticrisi da 800 miliardi di dollari ed ha approvato due riforme da lui fortemente volute: la riforma sanitaria e quella di Wall Street. Le scelte di Obama hanno però scatenato dure polemiche sia all’interno dei democratici sia nel Grand Old Party: i primi volevano un’azione più incisiva da parte del presidente, mentre i repubblicani hanno contestato l’eccessivo “statalismo” della politica obamiana.
Ma il novembre americano non è solo elezioni. I mercati, infatti, attendono ormai da settimane il nuovo piano di quantitative easing della Federal Reserve, che dovrebbe essere annunciato all’indomani delle elezioni di mid term. Le ultime aspettative degli investitori, alimentate da un recente articolo del Wall Street Journal, parlano di un piano di poche centinaia di miliardi di dollari. Nell’ultimo sondaggio diffuso dalla Cnbc, infatti, è emerso che il QE2 dovrebbe prevedere l’acquisto di 500 miliardi di dollari su base semestrale.