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Il nuovo articolo 18: cosa cambia

21 Marzo 2012 07:50
La trattativa per la modifica dell’articolo 18 arriva alle battute finali. Il premier Mario Monti lo ha fatto capire chiaramente: c’è tempo fino a giovedì per discutere, dopo di che il governo andrà avanti anche se non dovesse esserci l’unanime consenso delle parti sociali. Un’eventualità tutt’altro che remota vista la contrarierà espressa dalla Cgil, già pronta a chiamare i lavoratori alla mobilitazione.
Ma cosa cambierebbe con il nuovo articolo 18?
La proposta del governo prevede innanzitutto il reintegro solo in caso di licenziamenti discriminatori.
 
Per i licenziamenti per motivi economici il reintegro sarebbe invece sostituito da un indennizzo in denaro variabile da 15 a 27 mensilità.
 
Per i licenziamenti di carattere disciplinare la parola sarebbe invece affidata al giudice, che avrebbe la facoltà di decidere tra reintegro e indennizzo.
L’altra novità è l’ambito di applicazione. Il nuovo articolo 18 si applicherebbe infatti a tutti i lavoratori, compresi quelli attivi in aziende con un numero di addetti inferiore a 15.
Sul fronte dei contratti è prevista la promozione dell’apprendistato a contratto prevalente per l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani. I contratti a tempo determinato non potranno essere reiterati per più di 36 mesi. Sui contratti a tempo determinato graverà un aumento dei contributi dell’1,4% a carico delle imprese che andrà a finanziare un nuovo sistema di ammortizzatori sociali.
L’ammortizzatore destinato a sostituire nella maggior parte dei casi la cassa integrazione, ribattezzato Aspi, ossia l’assicurazione per l’impiego sostituirebbe l’assegno di disoccupazione, avrebbe la durata di un anno per i lavoratori fino a 54 anni per un massimo di 1.119 euro. Per i lavoratori oltre i 54 anni la durata prevista è di 18 mesi.
La proposta del governo tocca anche il lavoro femminile. Saranno infatti vietate le dimissioni in bianco e verranno sperimentati i congedi di paternità obbligatori.