Nuovi venti di guerra tra Turchia e Siria. Il termometro dei mercati sarà il Brent

Si fa concreto il rischio di escalation del conflitto siriano nei Paesi vicini. Le agenzie internazionali hanno infatti battuto la notizia dell’esplosione di nuovi colpi di mortaio sul territorio turco dopo quelli della strage di mercoledì scorso. Colpi ai quali Ankara avrebbe risposto attaccando le postazioni di confine siriane.
Quale sarà il termometro di una possibile escalation della febbre in Medio Oriente? Gli analisti non hanno dubbi: le principali conseguenze potrebbero vedersi sul Brent.
A spiegare perchè è Simona Gambarini, economista di EtfSecurities recentemente a Milano per una presentazione istituzionale: “Shock produttivi nel mercato energetico tendono a produrre un impatto piu’ forte sul prezzo del Brent rispetto al prezzo del WTI americano. Il WTI tende a reagire maggiormente a fattori locali produttivi degli Stati Uniti” mentre “una possibile escalation della tensione in Medio Oriente potrebbe avere un impatto sostanziale sul prezzo del Brent, come e’ accaduto in precedenti shock”.
Negli ultimi anni, il petrolio ed in particolare il Brent, ha infatti prodotto ritorni record in condizioni di mercato particolarment difficili quali: la crisi produttiva in Arabia Saudita del 2008, la Primavera Araba del 2011 e le tensioni in Iran del 2012 (grafico sottostante).
Damien Grulier, analista sulle commodity per Exane Derivatives vede i prezzi del Brent compresi tra i 90 e i 125 dollari per i prossimi mesi, eccetto che nel caso di conflitti mediorientali, una variabile esogena che farebbe mutare lo scenario molto rapidamente.
“I fattori che hanno sostenuto il rimbalzo del petrolio – spiega – dovrebbero continuare a sussistere. Durante i prossimi mesi, il petrolio dovrebbe mantenersi all’interno del range di prezzo che lo caratterizza da inizio 2011, cioé 90 / 125 USD. Questo livello di prezzi conviene ai paesi dell’OPEC e non costituisce una minaccia per l’economia mondiale. Tuttavia, l’upside è limitato (eccetto in caso di conflitto in Medio-Oriente) a causa della debolezza della crescita economica mondiale e dei rischi legati a un prezzo del petrolio troppo elevato nei paesi sviluppati. Il miglioramento del contesto macro-economico, grazie alle diverse decisioni di politica monetaria, dovrebbe, tuttavia, permettere al Brent di rimanere su livelli elevati (superiore ai 100 USD)”.
Un invito alla cautela arriva da Mps Capital Services, che per le prossime settimane si aspetta una fase calante dei prezzi a causa di un atteso aumento della produzione nel Mar del Nord; dell’ipotesi di rilascio delle scorte strategiche Usa e dell’aumento della produzione saudita. Anche nel caso del quadro tracciato dagli analisti senesi, tuttavia, il maggior elemento di incertezza è sempre lo stesso: “Il principale rischio per lo scenario futuro – spiegano – è rappresentato dall’incognita geopolitica, in particolare in Medio Oriente”.