Nuova Mps, ritorno all’utile nel terzo trimestre. Morelli: acceleriamo su riduzione Utp. Titolo giù
Rivoluzione in atto nella governance di Mps, che ha comunicato di aver chiuso i primi nove mesi dell’anno con un rosso da 3 miliardi, rispetto alla perdita di 849 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente. Mps è tornata in utile nel terzo trimestre, con profitti pari a 242 milioni, sulla scia di diversi fattori una-tantum, tra cui “l’impatto positivo del burden sharing per 554 milioni e quello negativo di 280 milioni per i costi di ristrutturazione legati all’uscita di 1.200 dipendenti”.
Sul risultato un impatto negativo hanno avuto gli oneri sofferti nell’ambito dello schema volontario per salvare le tre casse di Cesena, San Miniato e Rimini (pari a -46 milioni).
Contestualmente alla pubblicazione del bilancio, il cda di Mps ha rassegnato le dimissioni, convocando per il prossimo 18 dicembre un’assemblea ordinaria e straordinaria. Stando a indiscrezioni stampa, il numero dei consiglieri sarà pari a 13, di cui 10 rappresentati dal nuovo socio, ovvero dal Tesoro, che con la ricapitalizzazione precauzionale e con l’iniezione di 5,4 miliardi, è diventato primo socio, con una quota attorno al 70%.
La partecipazione deriva anche dalle conseguenze dell’operazione di swap equity-bond senior, con cui lo Stato sta acquistando le azioni degli ex obbligazionisti subordinati – retail, che rispondano a determinati requisiti -:obbligazionisti che, in base al principio del “burden sharing”, sono stati costretti mesi fa alla conversione forzosa dei loro bond subordinati in azioni valutate al prezzo di 8,65 euro.
L’esito di tale swap permetterà allo Stato italiano di aumentare la sua partecipazione nell’istituto senese fino al 68% del capitale, spendendo fino ad altri 1,5 miliardi di euro, con l’iniezione totale che alla fine sarà stata di 5,4 miliardi di euro circa.
Gli altri tre componenti del nuovo cda potrebbero essere proposti da Generali, secondo principale azionista, ma anche dai fondi esteri. Sembra assodata la riconferma dell’AD Marco Morelli.
Incerta l’assegnazione degli altri tre componenti che potrebbero essere proposti da Generali, che con la conversione dei subordinati in seguito al burden sharing è diventato il secondo principale azionista, detenendo il 4% del capitale. Un’altra lista, per un posto all’interno del nuovo cda, potrebbe essere presentata dai fondi esteri.
Marco Morelli, AD della banca senese, ha commentato i risultati di bilancio facendo notare la ripresa dei “conti correnti e dei depositi, cresciuti di 11 miliardi dall’inizio dell’anno”.
“Questo – ha aggiunto – era il target che avevamo fissato per la fine del 2019, quindi stiamo assistendo a un consolidamento dei flussi in entrata per quel che riguarda i depositi retail. La crescita di depositi vincolati e conti correnti da clientela è stata di 1,6 miliardi di euro rispetto a giugno”.
Morelli si è mostrato fiducioso guardando al futuro, e ha sottolineato che la banca sarà in grado di avviare una solida ripresa a partire dal 2018, aggiungendo che l’operazione di pulizia del bilancio attraverso lo smobilizzo di crediti deteriorati per 26 miliardi prosegue in base ai tempi stabiliti. L’AD ha reso noto anche un piano per anticipare a entro la fine del 2018 dal 2021 l’obiettivo di chiusura di 600 filiali.
Sul fronte NPL, e in particolar modo dell’addendum della Bce, che contiene regole più severe sugli accantonamenti, l’AD di Mps Morelli ha sottolineato che è presto al momento per fare valutazioni su un eventuale impatto. Il numero uno ha confermato comunque l’intenzione della banca di accelerare il passo nella riduzione degli UTP, ovvero delle inadempienze probabili (unlikely to pay).
In ogni caso, “siamo ben equipaggiati per affrontare eventuali modifiche regolamentari” sulle inadempienze probabili.
Così Morelli, nel corso della conference call:
“I risultati che il gruppo ha raggiunto confermano che adesso saremo in grado di recuperare una posizione solida nel settore del sistema bancario italiano con un approccio molto disciplinato e rigoroso alla gestione dei costi e, una volta che il processo sarà finalizzato, riusciremo a raggiungere una posizione di tutto rispetto. Al momento abbiamo in corso l’offerta per gli ex obbligazionisti retail; a dicembre con l’assemblea facciamo l’ultimo passo di un percorso piuttosto lungo, forse più delle nostre iniziali previsioni. Il punto era il recupero della raccolta e la riconnessione della clientela con il nostro network, oltre che il costo del management. E sulla raccolta siamo sui livelli che ci eravamo prefissati per il 2019″.
Ma il titolo non reagisce positivamente alle notizie, e cede alle 9.30 ora italiana più del 3%, a 4,35 euro.