Nucleare: la Cassazione dice sì al referendum, EGP sfrutta il vento rinnovabile
La Corte di Cassazione ha deciso di ammettere il quesito sul nucleare nel referendum del prossimo 12-13 giugno. Rimane identica la richiesta di abrogazione, che però non si applicherà sulla precedente legge bensì sulle nuove norme contenute nel decreto Omnibus. La Cassazione ha quindi stabilito che le modifiche apportate dal Governo non impediscono lo svolgimento del referendum. La decisione sostiene la performance borsistica di Enel Green Power, che oggi guadagna lo 0,95% a 1,96 euro in controtendenza rispetto all’indice Ftse Mib (-0,45% a 21.015 punti). Ma la controllata verde di Enel sfrutta in questi giorni la decisione della Germania di bloccare i suoi impianti nucleari entro il 2022.
“Alla luce del mutamento dello scenario internazionale e a seguito della decisione della Germania di uscire dal nucleare, alziamo la raccomandazione di Green Power a outperform da neutral, con target price a 2,3 euro”, scrive Intermonte nella nota odierna raccolta da Finanza.com. In Germania, quindi, il governo di Angela Merkel ha deciso che otto centrali chiuderanno subito i battenti, sei entro il 2021 e le rimanenti tre entro il 2022. Il blocco del nucleare in Germania, ha sottolineato Equita, potrebbe avere conseguenze positive sul settore utilities italiano e, in particolare, per il comparto rinnovabili (Enel Green Power) e power generators (Enel, Iren, A2A).
Secondo la sim milanese, gli elementi positivi risiedono soprattutto “nel maggiore prezzo dell’energia nel lungo periodo. I combustibili fossili sostituiranno progressivamente il nucleare nella produzione in Europa, rendendo la flotta europea più simile a quella italiana con una conseguente convergenza al rialzo dei prezzi”. In secondo luogo, sostiene il broker in una nota raccolta da questa testata, si avrebbe “una maggiore visibilità sul business model delle rinnovabili”. A Piazza Affari, oltre alla buona prova di Enel Green Power, sono positive anche Enel (0,29% a 4,788 euro) e A2A (+0,26% a 1,179 euro).
Una dura reazione al blocco tedesco del nucleare è arrivata da Anne Lauvergeon, presidente di Areva, che ha bollato l’annuncio dell’abbandono del nucleare come una decisione “completamente politica. Non c’è stato nessun referendum, né appello all’opinione pubblica, anche se i sondaggi non trascurano l’emozione dei tedeschi su questo fronte”, ha sottolineato Lauvergeon a Bfm Radio. Il numero uno del colosso Areva ha aggiunto che si attendeva una “reazione specifica e precisa da parte della Germania” dopo la catastrofe di Fukushima in marzo.
E intanto il tema nucleare tiene banco anche in altri Paesi. La decisione del consiglio federale svizzero di abbandonare gradualmente il nucleare piace agli elvetici. Lo dimostra un sondaggio dell’istituto Isopublic pubblicato da “SonntagsZeitung”, secondo cui circa l’80% della popolazione approva l’uscita dal nucleare da parte della Svizzera entro il 2034.