Nozze Banco Bpm-Mps: per Equita ‘scenario aggregazione è prematuro’, prima de-risking per Siena
Settore finanziario sotto i riflettori in vista dell’imminente avvio dell’Ops di Intesa Sanpaolo su Ubi (parte lunedì prossimo), ma anche delle recentissime indiscrezioni stampa circa una possibile fusione tra Banca Monte dei Paschi di Siena (Mps) e Banco Bpm (ipotesi che sembrerebbe essere già stata smentita dall’istituto guidato da Giuseppe Castagna). Proprio ieri il mercato si è concentrato sul via libera al progetto di ‘bad bank’ da parte della banca senese e di Amco. Post operazione con Amco (che deve ricevere via libera da Bcr, attorno a Mps si è rimesso in moto tutto il tema di una potenziale aggregazione con una altra banca italiana. Banco Bpm è il peggior titolo del Ftse Mib, mostrando un calo di quasi il 3 a 1,292 euro, anche Mps ha virato in territorio negativo e ora lascia sul terreno lo 0,44% a 1,57 euro.
Partendo dai rumors, riportati da Reuters che cita fonti vicine al dossier, ieri ci sarebbe stato un incontro tra l’amministratore delegato di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, e la presidente di Mps, Patrizia Grieco. Sempre secondo quanto riferiscono le fonti, il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) starebbe mettendo a punto il decreto per regolare l’uscita da Siena. Al momento, bisogna ricordare che il Tesoro ha in mano il 68% di Mps dopo l’operazione di salvataggio del 2017 e ha preso l’impegno con le autorità europee a privatizzare la banca entro fine 2021.
Banco Bpm- Mps insieme? Per Equita è prematuro
Gli analisti di Equita definiscono l’indiscrezione “quasi scontata” alla luce di alcune questioni che sintetizzano in tre punti. In primis perchè “il Mef ha l’obiettivo dichiarato di ridurre la propria partecipazione in Mps (quota che scenderà al 63% dopo lo spin-off degli Npe ad Amco)”, e poi perchè “l’Ops di Intesa Sanpaolo su Ubi accelera il percorso di consolidamento del settore e rende necessario un rafforzamento degli altri player” e infine perchè “le opzioni a disposizione per Banco Bpm dal punto di vista della crescita esterna, escludendo Mps, sono sostanzialmente inesistenti“. Gli esperti della sim milanese giudicano, però, lo scenario di un’aggregazione fra Banco Bpm e Mps “molto prematuro visto che Mps deve completare il piano di derisking annunciato ieri entro fine anno. È tuttavia evidente che – post cessione degli 8 miliardi di euro di Npe ad Amco – con un Npe ratio al 4% e un Cet1 di 11%, Mps diventa un target di M&A molto più appetibile rispetto al passato”.
I calcoli di Equita
Secondo i calcoli fatti da Equita, l’entità combinata che nascerebbe dall’aggregazione avrebbe un Npe ratio di 7% (rispetto al 9,2% stand-alone di Banco Bpm) e un Cet1 di 11,9% (Banco Bpm stand-alone 12,6%): ipotizzando un’operazione carta contro carta e un concambio di 1 azione Banco Bpm per ogni Mps (che implica un premio del 18% a Banco Bpm), il Mef si ridurrebbe dal 64% al 25%: ipotizzando 1,1 miliardi di oneri di ristrutturazione per ridurre l`Npe ratio al 5% (4 miliardi di cessione) e il numero di dipendenti del 10%, il Cet1 scenderebbe a circa 11.2%, da cui deriverebbe una probabile necessità di aumento di capitale.
I nodi da sciogliere in vista di una potenziale matrimonio tra le due società, oltre alla ricapitalizzazione, che potrebbe però essere l’occasione per ridurre ulteriormente la quota del Mef, sono “rappresentati – ricordano da Equita – dalle cause legali in capo a Mps, il cui petitum ammonta a 4,8 miliardi di euro di cui 2 miliardi rappresentano un elemento company specific (ovvero contenziosi e richieste stragiudiziali connesse alle informazioni finanziarie diffuse nel periodo 2008-2015)”.
Capitolo Anima
C’è un titolo che sta salendo in Borsa sull’onda di una possibile aggregazione tra i due istituti finanziari. Si tratta di Anima, che avanza circa lo 0,6 per cento. La società del risparmio gestito ha degli accordi di partnership sia con Mps (fino al 2030) sia con Banco Bpm (fino al 2037). “Stimiamo che rappresentino rispettivamente il 10% e il 26% degli asset under management di Anima”, spiega Equita, secondo cui “un’operazione tra le due banche ridurre in maniera significativa i dubbi sulle prospettive di Anima relative al canale di distribuzione con Mps, che rappresenta uno dei principali timori sul titolo”.