Notizie Notizie Italia Non solo interesse da Cina, FCA corre ancora: nuovi scenari e alleanza BMW. Occhio al Nafta

Non solo interesse da Cina, FCA corre ancora: nuovi scenari e alleanza BMW. Occhio al Nafta

16 Agosto 2017 10:44

FCA sempre protagonista a Piazza Affari, accelera al rialzo dopo i rumor diffusi all’inizio della settimana. Il titolo si conferma il migliore dell’indice Ftse Mib, in una sessione in cui a essere in fermento è l’intero comparto dell’auto. L’indice settoriale di riferimento è il migliore sull’indice Stoxx Europe 600.

Gli investitori guardano alla data odierna, 16 agosto, cruciale per il comparto: oggi partirà infatti il primo round di negoziati tra gli Stati Uniti, il Messico e il Canada per rivedere il Nafta, l’accordo di libero scambio siglato tra i tre paesi.

Il titolo FCA, reduce da un balzo dell’8% circa a Piazza Affari di lunedì scorso 14 agosto e dal +8,5% segnato – sempre lunedì – sulla borsa di New York, avanza in mattinata di oltre il 4%, seguito a ruota dalla holding della famiglia Agnelli, Exor.

Arriva tra l’altro a metà mattinata un comunicato con cui l’AD di Fiat Chrysler, Sergio Marchionne, annuncia un’alleanza tra Fiat-Chrysler e BMW sulla guida autonoma. Le quotazioni superano la soglia degli 11 euro.

Così si legge nella nota: “L’adesione a questa collaborazione consentirà a Fca di beneficiare direttamente delle sinergie e delle economie di scala che sono possibili quando le aziende si alleano con una visione e un obiettivo comuni”.

I buy sul titolo non lasciano spazio ad alcun dubbio: dopo la pubblicazione dell’articolo di Automotive News, secondo cui l’azienda guidata da Sergio Marchionne sarebbe nel mirino dei produttori cinesi di auto, trader e investitori fanno incetta dell’azione, e scommettono sulla sua maggiore appetibilità.

D’altronde, FCA avrebbe ricevuto già un’offerta di acquisizione, in questo stesso mese, dalla cinese Great Wall. La lista delle aziende cinese interessate alla casa automobilistica è inoltre lunga. Diversi i nomi dei potenziali acquirenti.

Automotive ha scritto, sulla base di quanto riportato da fonti, che “una qualsiasi vendita coinvolgerebbe probabilmente i marchi molto redditizi di FCA Jeep e Ram, così come anche Chrysler, Dodge e Fiat, ma escluderebbe Maserati e Alfa Romeo. Questi due marchi potrebbero essere oggetto di uno spin off, come è stato nel caso di Ferrari, al fine di massimizzare i ritorni per Exor, la holding controllata dalla famiglia Agnelli”.

E’ bene precisare comunque che le indiscrezioni hanno riacceso i fari sulle operazioni di M&A aventi come oggetto FCA non solo nelle vesti di target ma anche di regista. Vengono così rispolverati i dossier su una partnership o fusione di FCA con General Motors (ipotesi accantonate dai più negli ultimi mesi) o con Volkswagen.

Detto questo, secondo indiscrezioni circolate nelle ultime ore, il governo italiano sarebbe preoccupato ma anche in parte rassicurato dalla convinzione che l’America di Trump non permetterà mai a una azienda cinese di mettere le mani su Jeep

Anche il Wall Street Journal, nell’articolo “What’s The Best Kind of Deal for Fiat Crysler” raffredda gli entusiasmi su una possibile vendita dell’intera FCA, tanto meno su una temuta svendita.

“Un takeover cinese (di FCA) – scrive il Wsj – presenterebbe grandi rischi politici. La Commissione sugli Investimenti Stranieri negli Usa ha già segnalato l’intenzione di indurire la sua posizione nell’era dell’amministrazione Trump, e anche l’Unione europea, in base a quanto appreso, starebbe stilando nuove regole sulle operazioni di acquisizione”.

Dunque?

Per il quotidiano finanziario americano “appare più probabile un diverso tipo di accordo. Il successo dello spin-off di Ferrari, il cui titolo ha outperformato Tesla quest’anno arrivando a valere più del suo precedente proprietario, ha aumentato la speranza di una simile soluzione per altre sussidiarie di FCA”. E per il WSJ “il candidato più probabile nel breve periodo sarebbe Magneti Marelli”.

Sul titolo Stephen Wilmot, autore dell’articolo pubblicato sul Wall Street Journal, scrive chiaramente che “è sicuramente più probabile che FCA venga venduta a pezzi che non a una società cinese. E anche un breakup non è una scommessa sicura (..) Al di là di un possibile spin-off di Magneti Marelli nel breve periodo, “la situazione si presenta difficile”, visto che “Marchionne si dimetterà nell’aprile del 2019, dopo il completamento del piano quinquennale”.

Lo scorso mese – continua l’articolo – l’AD ha promesso un nuovo piano quinquennale nel primo semestre dell’anno prossimo -e, insieme a esso, (ha promesso) una risposta a un grande interrogativo strategico: come farà FCA a bilanciare eventuali spin-off che creino valore o vendita di asset con la grandezza necessaria a investire nelle auto elettriche e nella scommessa sulla guida autonoma?”. (su quest’ultimo punto FCA ha risposto oggi con l’annuncio sull’alleanza con BMW).

Tra l’altro, precisa Wilmot, scambiato a “poco più di quattro volte il valore degli utili forward, il titolo FCA appare profondamente sottovalutato“. Come dimostra il grafico.

Fermento titoli auto, focus su Nafta

Oggi iniziano le trattative tra gli Usa, il Messico e il Canada per rivedere il Nafta, l’accordo di libero scambio siglato tra i tre paesi. L’accordo potrebbe decisamente cambiare con l’imperativo “America First” di Donald Trump.

Il trattato stabilisce che, affinché possano essere scambiati beni tra i tre paesi senza l’apposizione di dazi doganali, i prodotti devono contenere una certa percentuale di contenuti di provenienza dal Nord America.

Le percentuali cambiano a seconda dei beni. Nel caso delle auto, queste devono contenere materiali che siano per almeno il 62,5% americani, canadesi o messicani.

Ma Trump ha già anticipato il desiderio di aumentare la soglia per i beni Nafta, in modo tale da riportare il numero più alto possibile di posti di lavoro negli Usa.

Dal canto loro i produttori di auto, come scrive Reuters, hanno ammesso che il trattato dovrebbe essere rivisto, per tener conto di quei componenti che, al momento della sigla dell’accordo, non esistevano ancora.

Gli Stati Uniti cercanoda tempo di modificare, in particolare, il Capitolo 19 del trattato Nafta, che prevede la creazione di commissioni di due nazioni diverse che accolgano le denunce sull’esistenza di potenziali sussidi illegali e attività di dumping, e che poi diramano decisioni vincolanti.

Per Washington, il Capitolo 19 viola la sovranità nazionale degli Usa.

In generale, Trump ha chiaramente puntato il dito contro il Nafta, considerandolo responsabile della chiusura di diverse fabbriche negli Usa e dell’outsourcing di lavori in Messico, dove i salari sono più bassi. Per diversi analisti, le trattative per la revisione del Nafta saranno un vero banco di prova che testerà la promessa “America First” del presidente.