Natali (4AIM Sicaf): “Bio On, Borsa non ha evitato il bagno di sangue”

Giovanni Natali, presidente di 4AIM Sicaf , è uno dei più grandi conoscitori del mercato AIM Italia. Con il gruppo Ambromobiliare, venerdì scorso ha raggiunto la sua 44esima IPO. E 4AIM Sicaf, prima Sicaf focalizzata su investimenti in società quotate e quotande su AIM Italia e quotata a sua volta su AIM, ha appena sottoscritto un aumento di capitale da 18,450 milioni di euro. Una raccolta di capitali “che consentirà di aumentare sia il numero sia il ticket minimo di adesioni ad operazioni di Ipo su Aim Italia, mercato per cui siamo nati, oltre a cogliere le numerose opportunità di investimento sul mercato secondario”. Insieme al gruppo Ambromobiliare, nel 2014 ha accompagnato Bio On, società finita agli onori (e ai dolori) della cronaca in questi giorni, alla quotazione sull’AIM. Una sua recente intervista, nella quale parlava di “attacco all’AIM“, ha provocato addirittura la reazione del fondo americano Quintessential. “Quintessential è assolutamente favorevole al sostegno ad un mercato fondamentale in Italia per le piccole e medie imprese; diverso è non sottolineare evidenti distorsioni nell’operato di società quotate di qualsiasi capitalizzazione di mercato. Quintessential ribadisce con forza che il problema non è la capitalizzazione bensì di una serie di palesi irregolarità contabili basate su una comunicazione al mercato fuorviante”, si legge nel comunicato del fondo.
Dottor Natali, ha una controreplica da fare?
“Non ho una controreplica, certo non mi aspettavo che loro si sarebbero presi il disturbo di rispondermi. Io ho semplicemente affermato che se qualcuno, uno shortista, attacca un titolo che capitalizza un miliardo su un mercato che ne capitalizza sette, si tratta di un attacco all’AIM. Sulla terminologia possiamo metterci d’accordo, ma il significato è quello”.
Che idea si è fatto della vicenda?
“Comunque vada a finire è una vicenda brutta. Noi come gruppo Ambromobiliare nel 2014 abbiamo quotato la società a 5 euro, l’abbiamo conosciuta molto bene e accompagnata nel suo percorso. Da un lato c’è da capire se la valutazione che aveva raggiunto (intorno ai 70 euro, ndr) avesse una logica economica. Altro discorso è dire che Bio On è la nuova Parmalat: io ritengo che non sia così. Ci sono tre aspetti critici messi in luce dal fondo americano e, per il momento, la società ha risposto bene solo a due. Aspettiamo la replica al terzo”.
Pensa che il titolo sarebbe dovuto essere sospeso per più tempo? Dopo il fortissimo calo, ora sembra essere in mano agli speculatori.
“A mio parere avrebbero dovuto sospendere il titolo a tempo indeterminato fin quando la vicenda non si fosse chiarita. Questo è un caso che accade per la prima volta nella storia di Borsa Italiana, quindi sarebbe dovuto essere maneggiato da parte di Borsa con una celerità immediata. Invece, abbiamo lasciato far fare un bagno di sangue al retail”.
L’AIM non potrebbe fare di più? Sia in termini di comunicazione sia di accesso al mercato, per evitare accade nuovi casi Bio On?
“Dal punto di vista del set informativo per l’AIM è sostanzialmente lo stesso del segmento STAR. Cosa diversa è il tema delle start-up: a mio parere dovrebbe essere fatto un sub-segmento AIM riservato alle start-up, dove basterebbe dire che per i primi due anni dalla negoziazione sia riservata agli investitori con profilo non retail, ma professionale. Questo eviterebbe il ripetersi di quello che è successo su Bio On perché, prima o poi, un bagno di sangue sarebbe dovuto accadere ed è accaduto”.
Con Ambromobiliare avete quotato nel 2009 la prima società sull’AIM, IKF. In questi anni, come è cambiato questo mercato?
“All’inizio era un mercatino da “friends&family”, dove si cercava di fare qualche telefonata per raccogliere qualche investitore e far conoscere questo mercato. Ci sono state due svolte importanti: il primo ad opera di Equita, che ha quotato sul mercato Italian Indipendent (la società che produceva occhiali al carbonio di Lapo Elkann, ndr), non tanto per le dimensioni, ma per l’impatto mediatico che ottenne; il secondo è stato l’avvento dei Pir che ha creato una liquidità molto importante, trasformandolo in un mercato vero”.
Ecco, la questione Pir. La nuova normativa potrebbe penalizzare le quotazioni?
“Da un’idea buona si è passati a una meno buona. Abbiamo fortemente spinto perché ci fosse un emendamento alla finanziaria che obbligasse a investire il 3,5% della raccolta Pir su AIM Italia, o meglio sui mercati non regolamentati. Oltre ad aggiungere questo, però, hanno imposto il 3,5% sui fondi di venture capital, strumenti non quotati completamente illiquidi che non possono entrare in portafogli di fondi che possono essere soggetti a riscatto. Lo strumento era molto bello, ora come è stato riscritto non funziona”.
Che prospettive ci sono per il mercato, a livello di quotazioni, nel prossimo anno?
“Non mi spingo a previsioni per il 2020, ma non sono molto fiducioso per la seconda metà di quest’anno. Sembra una fotocopia del 2018, iniziato con diverse IPO anche di grande successo e, nell’ultimo periodo del 2018, le IPO sono sparite e si è fatta una fatica pazzesca. Spero di essere smentito perché abbiamo una pipeline importante di aziende che potrebbero quotarsi sul mercato”.