Mutui: in sei mesi cala del 20% il valore medio, gli italiani preferiscono il tasso fisso
I mutui continuano a rappresentare la cartina di tornasole della situazione economica del Paese. L’ufficio studi di Mutui.it (www.mutui.it) ha fatto il punto guardando come sia cambiato il mercato in questo annus horribilis, scoprendo che negli ultimi sei mesi i mutui si sono davvero ristretti: considerando il periodo compreso tra aprile e settembre 2011 il valore medio delle erogazioni di mutuo si è ridotto del 20%. La percentuale sale fino al 24% se guardiamo alle sole richieste di mutuo per l’acquisto della prima casa.
Questo dato, messo a confronto con la sostanziale stabilità sia del valore medio degli immobili (che oscilla, nel corso dei sei mesi, tra 240.000 e 260.000 euro), sia dell’importo richiesto (che varia da 140.000 a 145.000 euro), significa un drastico calo della percentuale finanziata. Se ad aprile 2011 le banche arrivavano a finanziare il 56% del valore dell’immobile, a settembre si fermano al 44%. In altre parole: se ad aprile il mutuo medio erogato era di 140mila euro, a settembre è sceso a 110mila euro.
Il quadro che affiora diventa anche più fosco se consideriamo solamente le erogazioni di mutui prima casa: in questo caso, il “loan to value” (cioè il finanziamento ottenuto rispetto al valore dell’immobile) si riduce maggiormente, passando dal 68% al 50%. Si è scesi, in sostanza, da 155mila a 120mila euro di mutuo. La ragione di questa flessione nelle erogazioni va cercata, in primo luogo, nella maggiore diffidenza delle banche, sempre più restie a concedere mutui con loan to value molto elevati, non supportati da sufficienti garanzie.
Un dato interessante è che, anche se i finanziamenti a tasso variabile restano sicuramente i più convenienti nel breve periodo, l’interesse degli Italiani si sta focalizzando sempre più sul tasso fisso, percepito come la scelta più prudente nell’instabilità dei mercati. Da aprile a settembre 2011 Mutui.it ha registrato un aumento del 9,34% delle richieste di mutui a tasso fisso: il netto incremento è bilanciato dal calo delle richieste di tasso variabile (-4,03%) e di tasso variabile con cap (-4,95%).