Mps: non si arresta la discesa in Borsa, -35% da inizio 2012. Profumo: è in gioco l’indipendenza della banca
Il Monte dei Paschi continua a soffrire a Piazza Affari. Da inizio anno il titolo dell’istituto senese ha mostrato una flessione di circa 35 punti percentuali. Il crollo vero e proprio è avvenuto da inizio marzo, quando il titolo era riuscito a portarsi sopra la soglia di 0,40 euro mentre ora viaggia stabilmente sotto quota 0,20 euro (oggi cede circa l’1% a 0,17 euro). La corsa contro il tempo per rispettare le severe richieste dell’EBA si è conclusa alla fine dello scorso mese: la strada scelta da Rocca Salimbeni è stato il ricorso a nuovi Tremonti Bond e l’approvazione di un piano industriale focalizzato sul contenimento dei costi.
Gli analisti, subito dopo il business plan, hanno continuato a predicare cautela sulle prospettive del titolo sottolineando in modo particolare la debole profittabilità della banca considerando che l’equity story ruoterà soprattutto intorno al rimborso degli aiuti pubblici. In sintesi, il piano di Siena prevede un utile netto di 630 milioni di euro nel 2015, l’incorporazione delle controllate dell’istituto senese e la chiusura di 400 filiali con una riduzione complessiva del personale di oltre 4.600 dipendenti. Tagli che, a livello di conto economico, dovrebbero portare il rapporto cost/income al 58,5% nel 2015 e una riduzione dei costi operativi (da 3,5 miliardi di euro a 2,9 miliardi).
In questa delicata situazione a Siena sono sbarcati Fabrizio Viola e Alessandro Profumo. L’ex numero uno di Unicredit, in un’intervista pubblicata oggi da L’Espresso, fa il punto sulla situazione del Monte indicando subito i principali difetti della banca: “una struttura di costi troppo alti, reti distributive troppo pesanti per quello che il mercato oggi può sostenere. Il piano strategico riduce l’attività del bilancio, questo significa meno ricavi da margine d’interesse dunque occorrerà tagliare i costi e lavorare per ottenere ricavi da nuovi servizi”.
Profumo sostiene che la banca ha più personale di quanto dovrebbe indicando che “ci sono 100 dirigenti di troppo“. Durante l’intervista a L’Espresso il manager mette in guardia sull’indipendenza stessa del gruppo. “Se non torna una redditività accettabile – le parole di Profumo al settimanale oggi in edicola – la banca dovrà aggregarsi con qualcuno: la Fondazione sarebbe obbligata a far aggregare la banca per ripagare i debiti che ha e sarebbe un peccato”.